Bologna 26 maggio 2011 - «PAPÀ, guarda cosa ho trovato nel giardino della scuola, un uovo di dinosauro!». Il genitore ha sgranato gli occhi. Più che il film ‘Jurassic park’, all’incredulo padre è venuto in mente il Toxic park di Torino, così ribattezzato per l’assidua frequentazione di tossicodipendenti e spacciatori. Il bimbo di 5 anni, infatti, ha portato a casa un ovulo di cocaina, raccolto da terra giocando nell’ampio giardino della scuola materna ‘Mario Rocca’ di via Gandusio, fuori porta San Donato, frequentata da 150 piccoli. L’episodio risale ad alcune settimane fa ed è stato denunciato dai genitori del bimbo.


LA SOSTANZA è stata sequestrata. Sulla vicenda nulla trapela dagli uffici del Quartiere e le maestre rispettano la consegna del silenzio. Una di loro, però, conferma e sottolinea la situazione dell’istituto, incastonato in un parco popolato notte e giorno di personaggi dall’aspetto poco rassicurante. «Dopo quell’episodio non è stato trovato più nulla di strano — spiega —, ma le assicuro che il problema è molto sentito sia da noi che dai genitori. Tutte le mattine le dade e un addetto fanno il giro della recinzione per controllare e raccogliere tutto ciò che ci può essere».

 
LA RECINZIONE posteriore confina con la linea ferroviaria e il bimbo avrebbe trovato la droga proprio giocando nei pressi della rete. Non ha detto niente a nessuno finché non è tornato a casa, mostrando con orgoglio il suo prezioso uovo di dinosauro. Che, per fortuna, non ha tentato di ingerire. «Per questo — aggiunge la maestra — dobbiamo andare tutti a piedi a San Luca per ringraziare». «Lungo i binari c’è un continuo andirivieni e il problema non è soltanto della scuola: il degrado è tutto intorno e da alcune settimane, con gli sbarchi di Lampedusa, c’è stata una recrudescenza», spiega indicando una collinetta a ridosso del giardino della materna. Sulla sommità, all’ombra degli alberi, bivacca un gruppetto di una decina di tunisini. L’accampamento è attrezzato con un materasso, una poltroncina, i resti di un focolare, un pacco di sale e una padella.


ARRIVA un ragazzo italiano, saluta, fa un giretto, ringrazia la compagnia e se ne va. Un nordafricano in bicicletta pattuglia la zona e fa tappa in un cespuglio, rovista e poi riparte. I tunisini hanno tutti il permesso di soggiorno provvisorio. «Siamo qui da un mese — dice uno dei nordafricani —. In Italia non c’è lavoro, dormiamo qua e non abbiamo neanche da mangiare. Hai una sigaretta?».