Bologna, 31 maggio 2011 - Toh, il Civis è diventato orfano. Adesso che anche i tecnici dicono quello che tutti ormai sapevano, cioè che il Civis è un brutto carrozzone, difficile da guidare e pure pericoloso, si scopre che nessuno, ma proprio nessuno ha mai parlato bene del mitico filobus su ruote. E pazienza, siamo italiani, le cose vanno così da millenni (“Ghibellino io? Quando mai! Papalino io? Ma no. Fascista io? Mai stato! Comunista, democristiano …. ecc.”).

Quindi lasciamo perdere l’ex assessore Zamboni, cupo fautore di un mezzo che poco prima aveva contestato, lasciamo perdere l’ex assessore Merola (che credo sia diventato sindaco) che lo assecondava, lasciamo perdere l’ingegner Monzali, che oggi spiega tutti i suoi dubbi di un tempo, ma che a San Lazzaro, in assemblee pubbliche, difendeva, anche in modo duro, il Civis, lasciamo perdere funzionari statali e sindaci di paesi limitrofi che si batterono a favore del bestione e oggi dicono di non averlo mai fatto.

Lasciamo perdere tutto, ma una cosa non può essere ignorata e grida vendetta al cospetto di tutti i bolognesi. La cosa è questa: ieri due autorevoli personaggi pubblici, che per pudore chiameremo con i nomi di Comune e Provincia, hanno fatto una dichiarazione. Cosa hanno detto costoro? Semplicemente che, sì, il Civis è una chiavica ma che comunque i lavori fatti per poterlo far girare hanno giovato alla città. Davvero la faccia di bronzo non ha limiti, l’impudenza sale a livelli stratosferici. Se avessero affermato che lo stravolgimento di strade un tempo scorrevoli, come Irnerio e Marconi (solo per citarne due) hanno giovato alle cooperative di costruzione che hanno fatto i lavori, pazienza.

Ma sostenere che storpiare, rendere impercorribili, piazzando piazzole inutili, dannose e, speriamo, inservibili significa un bene per la città vuole dire due cose: o costoro (i signori Comune e Provincia) vivono altrove o ci prendono tutti per fessi. Vadano a raccontarlo agli automobilisti, ai taxisti che in teoria non potrebbero più fermarsi nemmeno per far scendere o caricare qualcuno in via Marconi, agli abitanti di San Lazzaro, a quelli di Mazzini che, comunque, i lavori fatti ci volevano. Lo spieghino a chi ha visto abbattere alberi, a chi ha subìto e subisce polveri, rumori e giri impossibili per tornare a casa, a chi vede in pericolo le proprie attività economiche. Lo facciano pure, però poi provino, almeno, un piccolo ma penetrante senso di vergogna