Bologna, 10 giugno 2011 - L'arte antica del tirare la sfoglia e ripiegarla sapientemente per dar forma al celebre ombelico di venere, ormai simbolo della nostra città, esce dalle case di massaie e sfogline e approda niente meno che nell'universo virtuale. Infatti, preparare uova e farina, tirare la sfoglia, riempire la pasta col celebre ripieno e infine chiudere i triangoli diventa oggi una pratica da fare tutta in chiave multimediale da sperimentare martedi’ sera alla Cantina Bentivoglio. Chi vorrà cimentarsi con l'arte della sfoglina avrà l'opportunità di sfidandosi a colpi, virtuali, di mattarello.

Basta infatti una semplicissima webcam e uno schermo per imparare a fare i tortellini. Il progetto nato dall’idea di Marco Roccetti, docente di informatica dell’ateneo di Bologna, in collaborazione con il collega Angelo Varni e con l’associazione Articulture, che ha portato il progetto all’Expo di Shanghai. In Cina ha ottenuto un grande successo, tanto da meritarsi una segnalazione dal settimanale scientifico statunitense New Scientist e l’interesse di molte persone.

Il gioco si chiama ‘Tortellini X-Perience’ e consiste di varie fasi duranti le quali l’aspirante cuoco viene prima istruito da una vera sfoglina in video, che mostra passo passo come si prepara la pasta. Poi viene invitato a ripetere le stesse azioni a mani libere, all’interno dell’area di gioco. Il sistema le riprende ed è in grado di capire se i gesti sono corretti oppure se bisogna cambiare qualcosa. In caso positivo, si passa a quello successivo, in caso negativo si ripete. E cosi’ di seguito fino al risultato finale: il tortellino in tre dimensioni.

La messa a punto del progetto e’ stata curata da un equipe di dieci studenti del professor Roccetti, ed e’ diventata argomento del corso di studi. «A differenza di altri giochi multimediali, come la Wii, — spiega Roccetti — non c’è bisogno di avere dispositivi in mano che lancino segnali riconoscibili dall’apparecchio: la webcam, dal
costo di dieci dollari, legge i movimenti e li trasmette, senza guanti o telecomandi. Anche Kinetic di Microsoft o alcuni sistemi Sony lo fanno ma usano sensori molto potenti e costosi; nel nostro caso il lavoro è tutto spostato sul software, è tutta intelligenza di chi programma»