GERUSALEMME, 27 GIUGNO 2011 - LA GIOVANE suora ha la semplicità di chi va all’essenziale. Dice: «Qui trovate Gesù bambino». C’è una storia bolognese custodita nel cuore di Betlemme, a pochi passi dalla Grotta della Natività. E’ la scuola materna intitolata a Mariele Ventre. La direttrice del Piccolo Coro, ricorda fra’ Alessandro Caspoli dell’Antoniano, andò più volte in trasferta in Terra Santa con i bambini, «erano gli anni Settanta. Concerti a Betlemme, Gerusalemme, Nazareth». La materna è costata quasi un milione di euro, accoglie 350 piccini, musulmani e cristiani. Scuola di pace.
 

C’È una presenza forte, fortissima di Bologna in Israele. Ci sono segni ovunque. Qui a Betlemme, nella casa dei bambini disabili, altra parrocchia, alzi gli occhi e scopri su una parete la foto di nonna Ada Brasa, era di Lizzano. «E’ una nostra benefattrice», ha lo sguardo grato Maria della Santa Croce, 35 anni, suora, arrivata un anno fa da Latina. Sotto il ritratto c’è una citazione di Paolo, prima lettera ai Corinzi, «l’amore non avrà mai fine». Qui l’amore è la carità. «Sono tempi difficili — si fa coraggio suor Maria —. Con questa crisi arrivano meno offerte. C’è bisogno ancora di qualche sforzo per finire l’ultimo piano. Vorremmo accogliere ancora venti bambini. Sì, c’è una lista d’attesa. Tanti dei piccoli che arrivano da noi sono stati abbandonati dalle famiglie».
 

C’È un gruppo di Bergamo, in visita. E c’è un prete toscano, anzi toscanaccio, si chiama don Mario Cornioli è parroco di BetJala. Conosce benissimo don Giovanni Nicolini, lavora a Gaza — «nell’inferno di Gaza» — con i fratelli del sacerdote bolognese. Tipo diretto. Sta pensando di organizzare una «carovana dei Magi» da Roma a Gerusalemme. Un modo per spiegare cosa succede qui. La vita oltre il muro. Gaza. L’attesa di qualcosa.
 

DON GIOVANNI va a Gerusalemme da quarant’anni. «Abbiamo cominciato per studiare la lingua della Bibbia — racconta —. Oggi i miei confratelli di Betania lavorano con il Patriarcato latino, curano l’ufficio informatico della Chiesa. E hanno ottenuto l’autorizzazione per entrare a Gaza». Tra i pellegrini di Gerusalemme c’è anche Amelia Frascaroli, l’assessore di Merola, per molti anni è stata la spalla di don Nicolini.
 

FRATI e sacerdoti italiani sono un’autorità, in Israele. «Per noi la Terra Santa è la regina delle missioni dell’Ordine», rivela Caspoli. La famiglia francescana di Bologna, che corrisponde alla regione, come territorio, ha due fratelli in questo momento a Gerusalemme. All’Antoniano c’è anche il commissariato di Terra Santa, molto attivo sul fronte delle adozioni e delle missioni di carità. C’e’ la visione di San Francesco, dietro a tutto questo. San Francesco «che partì per la quinta Crociata e annunciò il Vangelo al Sultano — ricorda don Giovanni —. Bologna è molto legata a questa terra. E’ una caratteristica precisa della nostra Chiesa, quella di andare a vedere i luoghi dov’è nato il Vangelo». Rafaele, francescano spagnolo, è arrivato a Gerusalemme ragazzo. Oggi, dopo sessant’anni, sgrana gli occhi chiarissimi e sospira: «Non vedo una soluzione, questo dramma non si risolverà mai». Poi apre il cancello dell’eremitaggio, sul Monte degli Ulivi. La visione di Gerusalemme, là sotto, è di una bellezza da brivido. Come dice don Mario: «Qui siamo abituati a sperare senza speranza».