Bologna, 19 luglio 2011 - Il suo progetto è stato selezionato prima da tre luminari della fisica scelti a livello internazionale. Poi, tra i circa 560 che hanno avuto l’ok, solo 120 sono andati avanti. Fino al traguardo. Fabio Franchini 35 anni, bolognese doc, ricercatore della Sissa di Trieste nel gruppo di fisica statistica, a settembre partirà per il Mit di Cambridge, centro di eccellenza nella formazione e nella ricerca scientifica. Ha vinto una borsa Marie Curie (International Outgoing Fellowships) del programma People della Commissione Europea. Con un sostegno di 300mila euro, trascorrerà due anni in America al Centro di fisica teorica del Mit, per un progetto di ricerca congiunto tra la Scuola triestina e il Massachussets Institute of Technology, per poi rientrare in Italia e completare la ricerca alla Sissa.

Soddisfatto?
«È un’opportunità straordinaria data a una mia intuizione, in un ambiente nuovo e stimolante. Mi trasferirò per due anni negli Stati Uniti, poi rientrerò in Italia e porterò tutte le competenze acquisite per rendere più competitiva la ricerca in Europa».
Ci spieghi su cosa lavorerà?
«Cercherò di interpretare la matematica della teoria delle stringhe per spiegare cosa succede quando delle impurità nella materia impediscono a un conduttore di far scorrere al suo interno elettricità. E alla fine sarò ancora un precario...».
L’idea la spaventa?
«Non sono un cervello in fuga, ma purtroppo non vedo grandi speranze in Italia. Penserò ad altri Paesi europei».
Come è nata la passione per la fisica?
«Mi sono diplomato al liceo Righi, ma in fisica non ero molto bravo. C’era la maturità per materie e quando uscì fisica il liceo organizzò un corso di recupero con un professore di ingegneria dell’Alma Mater: è lui che mi ha fatto scoprire il fascino di questa materia».
In che modo?
«Ce la insegnò in un’ottica universitaria, per me diversa. Non che la mia professoressa non fosse stata brava, ma la materia mi sembrava astratta...».
Invece?
«Per capirla ci vuole il linguaggio giusto, così può diventare una materia estremamente affascinante. A scuola bisognerebbe fare più esperimenti e far capire meglio agli studenti di cosa si tratta».
E la maturità poi come è andata?
«Ho preso sessanta, il voto era in sessantesimi. Poi i miei genitori volevano che mi iscrivessi a Ingegneria. Non avevo le idee molto chiare, ma la fisica ha preso il sopravvento: è bella e interessante. È perfetta per me. Per questo ai ragazzi dico di non scoraggiarsi e di lasciare che faccia il suo effetto».
Come una medicina?
«Sviluppa la mente e le capacità. Ma anche leggere è importante: Albert Einstein per esempio».
Cosa fa un fisico nel suo tempo libero?
«Tempo libero? Quale (sorride, ndr), non ho un hobby particolare ma leggo molto».
Che genere preferisce?
«La fisica. Sembra strano, ma può anche essere un piacere».
Le manca Bologna?
«Ci torno spesso. Mi mancano la famiglia e la qualità della vita. L’attenzione che hanno i bolognesi