Bologna, 26 luglio 2011 - SPUNTA un nuovo nome, ed è bolognese, nell’inchiesta sulla Tangentopoli lombarda che vede indagato dalla Procura di Monza per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti Filippo Penati, ex presidente del Consiglio regionale lombardo. Il nome è quello di Omer Degli Esposti, il 63enne vicepresidente del Consorzio Cooperative Costruzioni. Secondo la Procura, che non si pronuncia sull’eventuale iscrizione nel registro degli indagati di Degli Esposti, sarebbe stato proprio lui a informare il costruttore Giuseppe Pasini che avrebbe dovuto pagare quasi due milioni e mezzo di euro per la consulenza a due professionisti legati alle coop rosse, per essere «agevolato» nell’acquisto delle ex aree Falck. Esattamente come, sostiene Pasini, gli aveva già anticipato Penati. Soldi pagati tra il 2002 e il 2004 da Pasini a Francesco Agnello e a Giampaolo Salami, ora coindagati di concorso in concussione. Un monte-tangenti poi raddoppiato negli anni, senza mai ottenere le concessioni edilizie, tanto da arrivare a cedere l’area. La prova sono 4 fatture da poco meno di 620mila euro ciascuna, emesse dalla ‘Aesse’ a cui facevano capo i due professionisti, per giustificare la consulenza.

AI PIANI ALTI di Ccc, però, respingono seccamente le accuse. «Siamo tranquilli — dicono —, non abbiamo nulla da temere. Siamo lontanissimi da quel genere di logiche. In questa storia si stanno facendo accostamenti fuori luogo. I fatti diranno come stanno realmente le cose». Ccc non ci sta a passare per intermediario di tangenti. «Mai fatto nulla di simile — aggiungono — Siamo costruttori, certo. Ma questo non significa che dobbiamo sottostare a certe logiche. Noi peraltro non c’entravamo nulla con le Falck, allora. Siamo entrati adesso, di recente, con la cordata che sta cercando di salvare il salvabile dopo il fallimento Zunino. Allora eravamo solo in contatto per capire se c’era spazio di manovra, ma non abbiamo mai fatto nulla».

NELLA GIORNATA di ieri, intanto, sono emersi nuovi dettagli sul presunto giro di tangenti attorno alle aree industriali dismesse di quella che fu la Stalingrado d’Italia. Piero Di Caterina (che per anni avrebbe pagato 30-40 milioni di vecchie lire ogni mese al partito di Penati) lo dice ai magistrati nel giugno del 2010: dalla fine del ‘97 al 2003 avrebbe versato a Penati 2 miliardi e 235 milioni di lire. L’imprenditore ha fornito parecchi documenti contabili, rivelando che «non sono stati segnati i pagamenti fino al ‘97, perché mi sono stati restituiti da Giuseppe Pasini su un conto estero in Lussemburgo e conseguentemente ho distrutto la documentazione».