Bologna, 30 luglio 2011 -  In provincia di Bologna sono attualmente ospitati 310 profughi, tra cui nessun libico, ma presto ne arriveranno altri. Quindici sono arrivati tre giorni fa, all'interno di un contingente di 50 da smistare in regione (dove al 30 giugno il totale di presenze supera i 1.100), altrettanti poi ne arriveranno mercoledi' (quando in Emilia-Romagna arriveranno altre 70 persone). Eppure, la gestione dell'emergenza profughi fino ad oggi "non ha dato particolari criticita'". Lo assicura l'assessore alla Protezione civile della Provincia, Emanuele Burgin. L'unica eccezione, spiega, "e' la citta' di Bologna, dove ci sono state alcune difficolta' di ordine pubblico legate al raccordo tra aree malavitose e alcuni tunisini arrivati con il permesso temporaneo". Una condizione, quella di essere "a scadenza", che favorisce l'avvicinamento alla criminalita' e distingue i tunisini dai "veri profughi", che invece si sono sistemati nelle strutture di accoglienza e negli appartamenti messi a disposizione nei vari Comuni del bolognese e "non danno alcun problema". Il tema e' stato discusso l'altro ieri in commissione, a Palazzo Malvezzi, con l'opposizione che ha chiesto conto dei "costi dell'operazione" (lamentando "nervosismi" da parte dei cittadini) e dei "problemi di ordine pubblico" a Bologna. Per Burgin "i nervosismi fanno parte di una retorica" e gli ultimi quattro mesi "hanno dimostrato che, alcuni tunisini a parte, sono persone scappate da paesi in guerra, che sono venute qui per chiedere aiuto e non hanno creato problemi". Quanto ai costi (sia Fli che l'Udc volevano sapere se i Comuni sostengano spese per l'accoglienza dei profughi), Burgin chiarisce: "Le spese ricadono tutte sulla Protezione civile, che spende 40 euro al giorno per ogni profugo. I Comuni hanno solo costi indiretti". Il costo della gestione dei profughi, spiega Burgin, e' tutto sulle spalle della Protezione civile regionale, che a sua volta sara' un domani rimborsata da quella nazionale. I costi a carico dei Comuni, invece, sono solo "indiretti", spiega l'assessore, e consistono nella 'quota lavoro' del personale che in questo periodo si occupa di gestire le forme di accoglienza e non puo' dunque fare altro. Nei 40 euro giornalieri pagati dalla Protezione civile (che li 'passa' a chi materialmente si occupa dell'accoglienza) e' compreso tutto, spiega l'assessore: vitto, alloggio, ma anche corsi di italiano e l'affiancamento per le pratiche di richiesta asilo. Il 'conto' per la Provincia di Bologna e' presto fatto: 40 euro al giorno per 325 profughi (i 310 gia' sistemati e i 15 arrivati tre giorni fa) fanno 13.000 euro al giorno e 390.000 euro al mese. "La discussione su queste cifre mi sembra comunque marginale e infinitesimale rispetto ai costi che il nostro Paese sostiene per la guerra in Libia, che i profughi li produce", commenta polemico Burgin di fronte all'opposizione che lo incalzava sui costi. Al budget giornaliero di 40 euro a profugo, si e' poi aggiunto in luglio, spiega ancora Burgin, un 'pocket money' di 2,50 euro al giorno per persona (al massimo 7,50 euro per famiglia), somma che verra' probabilmente erogato in forma di buono pasto. I 310 profughi gia' ospitati nel bolognese sono per la maggior parte nigeriani (127) e tunisini (85, tutti col permesso temporaneo). Altri 40 arrivano dal Mali, 17 dalla Somalia, 13 dal Bangladesh, sette dal Ghana, sei dal Niger, quattro dalla Costa d'Avorio, tre dal Senegal e tre dalla Sierra Leone. Due, poi, arrivano dal Benin, uno dal Ciad, uno dalla Guinea e uno dal Togo. Paradossalmente, nessuno e' libico. Proprio l'assenza di libici scatena un intervento del consigliere Giuseppe Sabbioni (Fli). "Non c'e' neanche un profugo libico, questo e' un dato che fa pensare, dal momento che l'emergenza profughi e' stata provocata dalla guerra in Libia". L'assessore Burgin e Rita Paradisi dell'ufficio immigrazione della Provincia di Bologna (presente in commissione) spiegano che molti dei profughi giunti sono persone che avevano abbandonato il loro paese d'origine tanti anni fa per vivere in Libia (abbandonata ora in seguito alla guerra). La loro origine, pero', potrebbe costituire un 'problema' quando l'apposita commissione della Prefettura che valutera' la richiesta di asilo politico (nel giro di sei mesi-un anno) e chiedera' un parere ai paesi d'origine. Insomma, molti degli extracomunitari ora accolti potrebbero vedersi rifiutata la pratica ed essere 'cacciati'.