Bologna, 31 luglio 2011 - «L’INFORMATICA viaggia sempre, necessariamente, insieme ad altre scienze. Perciò abbiamo organizzato un corso di laurea in cui l’interdisciplinarità è fondamentale. Da noi si studia informatica insieme all’economia, al marketing e alla giurisprudenza». Antonio Messina, presidente dei corsi di laurea di Informatica per il management e Scienze di Internet ha le idee chiare. «Infatti in futuro speriamo di portare nello stesso dipartimento i nostri corsi e quelli di ingegneria informatica, perché la distinzione tra ricerca pura e applicazione pratica non ha più senso. Per esempio, la comunicazione attraverso la telefonia mobile è possibile grazie a un algoritmo di Viterbi che risale al 1960 e non era certo stato pensato per questo scopo. Nell’informatica speculazione teorica e applicazione pratica sono legate, oggi più che mai».
Si capisce che per Messina, l’università è molto più che un luogo di lavoro. E’ una passione, e un vanto.

«Siamo stati i primi a livello internazionale ad avere un corso in Scienze di Internet. E il tratto distintivo dei nostri laureati è che sono ricercatissimi. Un industriale mi ha detto: assumo i tuoi studenti perché non è detto che sappiano risolvere un problema, però sanno come muoversi per riuscirci. Per noi, un grande complimento».
Accanto ad Antonio Messina c’è Andrea De Marco, docente di Marketing che insegna negli stessi corsi. «Tenere insieme ricerca e applicazione non è solo un’ideale a cui tendere. Noi lo facciamo ogni giorno, durante le lezioni, e incoraggiamo gli studenti a fare esperienza sul campo. Molti dei nostri laureandi, per esempio, hanno partecipato alla Google Challenge. E’ una gara in cui gli studenti vengono finanziati con una piccola cifra, da 250 a 500 dollari, per organizzare una campagna di marketing su internet in favore di un’azienda che propongono loro stessi. Quindi i ragazzi devono trovare il cliente, proporgli un’idea di marketing, farsela approvare e poi realizzarla su internet. L’ultima volta che abbiamo partecipato, su 2500 concorrenti nel mondo, i nostri studenti si sono piazzati al quarantacinquesimo posto».
«Dietro una didattica così — interviene Messina — c’è una filosofia precisa. Per sviluppare un applicativo non bastano le idee e le buone basi teoriche. Bisogna anche saper lavorare in gruppo e noi incoraggiamo gli studenti a farlo. I risultati ci danno ragione. I nostri studenti trovano facilmente un impiego e una parte di loro sviluppa ambizioni nell’ambito della ricerca». «Abbiamo un corso — aggiunge De Marco — tenuto dal professor Montesi, in cui è stata elaborata una ricerca, finanziata anche da Telecom, sulla diffusione delle informazioni. I ragazzi hanno studiato le differenze che esistono tra diversi canali, come Facebook e Twitter, e le implicazioni economiche relative al loro utilizzo».

Tra queste aule sembra di stare nel laboratorio del futuro prossimo. «In un certo senso è così — chiude De Marco — L’influenza di internet sul Pil italiano attualmente è stimata intorno al 2 per cento, ma entro il 2015 arriverà quasi al 5 per cento. Qui alleniamo i cervelli che la faranno crescere ancora di più».