COL CALDO che fa, ci mancava solo che qualcuno tornasse a tirar fuori la questione islamica. Ma tant’è. Hanno iniziato quelli che si oppongono alle cosiddette moschee di quartiere. Che sono poi i medesimi che dicevano no alla grande moschea dalle parti del Mercato ortofrutticolo. Ora, se c’era più di una ragione per obiettare contro una megacostruzione, mi pare che ce ne siano molte di meno, quasi nessuna, direi, per tentare di bloccare eventuali moschee minori sul territorio.
Vediamo: i musulmani nella sola città, senza considerare i sobborghi e i paesi circostanti, sono circa diecimila: vogliamo dar loro la possibilità di avere dei posti decenti dove pregare? Se hanno i loro templi i protestanti, gli ortodossi, i Testimoni di Geova, perché non dovrebbero averli i seguaci di Allah? E qui salta fuori l’obiezione dello ‘studioso’ dell’Islàm, Manes Bernardini.
 

«NO alle moschee perché non esistono musulmani moderati», ha spiegato. La risposta, su questo giornale, gli è già stata data. Pensiamo basti, solo vorremmo dire che i politici, prima di parlare, soprattutto di cose di cui non sanno nulla, dovrebbero perlomeno documentarsi, sarebbe meglio.
 

DOPO l’argomento moschee, ecco quello della convention dei Giovani musulmani in Fiera. Anche qui il noto islamista di cui sopra con l’appoggio di altri studiosi di religioni ha trovato da ridire. Peccato che lo stop gli sia arrivato dalla Curia. Peraltro anche con una strana motivazione, «non crediamo che la manifestazione si voglia contrapporre al Natale». Domanda: e perché mai dovrebbe contrapporsi alla festa della Natività di Gesù? Sarà il caso di ricordare che per i musulmani Gesù è uno dei massimi profeti (anche se non il Figlio di Dio che per un semita è cosa impensabile), nel Corano egli viene chiamato, tra l’altro, Ruhollah, Spirito di Dio, e come lui è venerata Miriam (Maria), «la più santa delle donne».
 

VA DETTO poi che l’organizzazione dei Giovani musulmani è quanto di più moderato, dialogante, inserito esista tra le organizzazioni islamiche in Italia. Quindi, invece di lanciare anatemi o allarmi stravaganti, sarebbe bello cogliere questa occasione come quella di confrontarsi e di conoscere una realtà che ormai fa parte della nostra vita. Piaccia o non piaccia a qualcuno.