Bologna, 27 agosto 2011 - SENZA l’attività d’intrattenimento non ci sarebbero più progetti. L’equazione è semplice per chi gestisce il Cassero, Emiliano Zaino: niente soldi del bar, niente offerte culturali e sociali.
 

Il consigliere regionale del Pdl Bignami dice che quella però non è attività a sfondo sociale. E auspica il pagamento dell’affitto. Cosa ne pensa?

«L’attività ricreativa di un circolo per persone ‘Lgbt’ si configura come sociale, perché si tratta di persone solitamente emarginate che solo all’interno di uno spazio protetto di questo tipo possono socializzare, conoscersi, sentirsi tranquille. Inoltre, ricordiamo che si tratta di feste per soci. Tutti hanno la tessera all’interno del Cassero, abbiamo avuto molti controlli, ma nessuna consueguenza. Vorremmo davvero che Bignami, che ci critica da tempo, venisse un giorno a trovarci, gli faremmo vedere cosa facciamo ogni giorno».
 

Quanto rappresenta, nel bilancio complessivo, l’incasso che fate con il locale notturno?

«Si tratta almeno del 70%. Senza quello non potremmo finanziare la maggior parte dei progetti che facciamo».
Quella convenzione vi esenta dal pagare l’intero affitto annuale: 50mila euro. Non pensa che in un momento di così forte crisi anche l’Arcigay Cassero potrebbe ‘aiutare’ il Comune a recuperare risorse?
«La convenzione di cui si parla è peggiorativa rispetto a quella che firmammo con la giunta di centrodestra di Guazzaloca dieci anni fa. E da allora, al contrario, la nostra offerta è almeno decuplicata. Quindi facciamo di più con molto meno, questo rappresenta già un grande sforzo».
 

Quali sono i vostri servizi offerti alla cittadinanza?

«Si va dalla distribuzione gratuita dei preservativi (migliaia ogni anno, ndr), al servizio di noleggio libri e video a costo zero, all’assistenza legale, alla lotta all’aids, ai progetti con le scuole antibullismo e la costituzione di uno dei centri di documentazione più importanti d’Italia. Gli unici contributi che riceviamo sono per il festival Gender Bender, invidiato da tutti».
 

L’attacco del Pdl arriva a fronte di un’altra polemica: la richiesta di estendere l’Ici a certe proprietà della Chiesa. In realtà molte attività già pagano l’imposta comunale. Lei cosa ne pensa?

«Noi non vogliamo metterci a confronto con l’associazionismo cattolico, tant’è che con molte associazioni c’è già una collaborazione. Spesso capita che siano loro a coinvolgerci nella gestione di certe persone che possono avere problemi legati alla sessualità. Credo che ogni attività che lavori sul terzo settore meriti l’esenzione dall’Ici e agevolazioni di un certo tipo, che siano laiche o cattoliche».