Bologna, 28 agosto 2011 - VIVO o morto? Libero o in prigione? In Libia o chissa dove? La lunga fuga di Giulio Lolli rischia di passare direttamente dalla cronaca al romanzo d’appendice. Ormai da mesi non si hanno notizie certe dell’imprenditore bolognese, ex patron dell’azienda Rimini Yacht, inseguito dalle procure di Rimini e Bologna per reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla truffa, alla bancarotta fraudolenta alla corruzione.

L’ULTIMA traccia certa della sua presenza è a Tripoli ma nella capitale libica si spara ancora e nessuna autorità italiana può al momento verificare che Lolli sia ancora laddove era stato lasciato, ovvero in una cella. Allarga le braccia anche il suo legale di Bologna, Antonio Petroncini: «Le notizie più recenti che ho avuto sono quelle che ho appreso dalla stampa, poi più nulla — spiega l’avvocato —. Qualche risposta la si potrà avere soltanto dopo la pacificazione, quando la situazione si rasserenerà sapremo se è ancora lì. Per quanto ne so io, tutto è possibile».

Lolli era sparito dall’Italia nel maggio dello scorso anno, quando il suo castello di carte aveva iniziato a scricchiolare ma su di lui non pendeva ancora nessun ordine di carcerazione. La sua detenzione in Libia era iniziata il 15 gennaio: benché non esistano accordi bilaterali in tal senso con l’Italia, la polizia locale l’aveva fermato in virtù dei buoni rapporti tra i due governi, per l’esecuzione del provvedimento restrittivo richiesto dal pm Riminese Davide Ercolani. All’epoca il colonnello Gheddafi appariva ancora saldamente in sella. Il ‘Pirata’ soggiornava nell’hotel Rixos Al Nasr, uno dei più lussuosi della capitale, ed era in compagnia di una sventolona: aveva un falso documento argentino e sul suo Yacht ormeggiato al porto erano stati trovati alcol e cocaina, sostanze per cui nel paese nordafricano si rischiano pene molto severe. L’imprenditore ha trascorso i primi due mesi di detenzione nel carcere di El-Jadida, a 7 chilometri da Tripoli, dove nelle prime settimane di guerra civile è scoppiata pure una rivolta sedata nel sangue. Nel frattempo, l’autorità giudiziaria locale ha dato parere favorevole alla richiesta di estradizione ma Lolli, assistito da uno dei più quotati avvocati libici, si è opposto.

NEL MESE di marzo è stato trasferito in un piccolo centro di detenzione al centro della capitale, a disposizione della Corte suprema che avrebbe dovuto valutare il suo ricorso. Intanto, però, la situazione nel Paese è precipitata e le istituzioni si sono liquefatte. «Se è ancora detenuto — osserva un investigatore — è probabile che venga dato corso alla richiesta di estradizione. L’attuale presidente del Consiglio di transizione degli insorti è infatti Mustafa Abdel Jalil, che era ministro della Giustizia quando fu dato seguito all’arresto». In precedenza Lolli aveva trascorso la sua latitanza in Tunisia, altro Stato travolto dal vento rivoluzionario: il 18 dicembre 2010 venne arrestato ma grazie a conoscenze altolocate riuscì a ottenere di nuovo la libertà per riprendere la fuga. Roba da romanzo. Manca solo il finale.