Bologna, 20 settembre 2011 - DA DOVE si comincia a voltare pagina in mezzo alla crisi più nera? Magari da internet, dalle reti informatiche, dal web e da tutto quello che possono portare di positivo dentro un’organizzazione comunale terremotata dai tagli e retta su tasse sempre meno sopportabili dai cittadini. Matteo Lepore, 31 anni, uno dei volti giovani della giunta comunale, come assessore ha le deleghe giuste per affrontare il problema alla radice: marketing urbano, relazioni internazionali, comunicazione, innovazione e lavoro. In pratica, il modo in cui Bologna mostra il suo volto ai cittadini e ai turisti, cioè al resto del mondo, dipende da lui.
 

Assessore, da dove si parte?
«Dalla rete comunale Iperbole».
 

Un’idea molto innovativa, sedici anni fa. Adesso un po’ meno.
«Dal primo luglio la gestiamo di nuovo in proprio. E presto offrirà ai cittadini inedite possibilità di accesso, grazie a Lepida».
 

Cioè attraverso l’azienda regionale che ha costruito la rete a banda larga per gli enti pubblici.
«Esatto. Adesso Lepida lavora come internet provider, il che ci permette di realizzare accessi wi-fi collegati alla banda larga».
 

A pagamento?
«Gratuiti. Così superiamo il problema della strozzatura degli accessi nelle zone all’aperto. Una rete wi-fi a bassa capacità come quella che copre attualmente zone del centro permette di accedere solo a certi contenuti, altrimenti va in tilt».
 

Niente filmati.
«Invece il Comune ha in programma di dotarsi di una web tv, e la banda larga è fondamentale».
 

Progetto fantascientifico.
«Non tanto. L’accordo con Goonet, un internet provider privato, prevede che si realizzino una trentina di punti di accesso, hot spot, entro i prossimi anni. Sedici ci sono già».
 

Non bastano?
«Più la diffusione è capillare, meglio girano le informazioni. A questi hot spot ne aggiungeremo altri, collegati con la rete Lepida, che arriva già negli edifici comunali. Si tratta solo di realizzare il collegamento con la superficie».
 

E una volta allargata le rete che si fa?
«Si usa per ampliare l’eco delle eccellenze bolognesi. Per esempio, il Teatro Comunale e il Testoni sono già collegati alla banda larga. Così hanno potuto trasmettere i loro spettacoli via web, attirando altro pubblico».
 

Possibile che un Comune con cinquemila dipendenti, dalle professionalità piuttosto rigide, trovi le forze per alimentare una web tv?
«Nel quartiere Savena esiste un laboratorio di montaggio audio e video che ha formato decine di operatori. Appartiene al Comune e i suoi tecnici hanno aiutato, insieme ad altri, la diretta web di Santoro, «Rai per una notte».
 

Ma all’ente pubblico la rete web dovrebbe servire per semplificare la vita ai cittadini.
«Sarà più facile quando ci saranno le condizioni di legge per lavorare con l’identità digitale degli utenti. Nel frattempo, possiamo fare molto per andare in quella direzione».
 

Per esempio?
«Possiamo federarci con altre reti. Permettere ai loro utenti di entrare nella nostra e viceversa. Lo abbiamo già fatto con l’Università, e Lepida sta lavorando a una federazione tra città della Regione. Poi c’è un piano che abbraccia tutti i comuni italiani, promosso da Provincia di Roma, Torino, Venezia e altri».
 

L’obiettivo qual è?
«Dare ad ogni cittadino un’identità digitale che venga riconosciuta da tutti gli enti pubblici italiani».
 

Prospettiva affascinante. E lontana.
«Tante cose si possono fare velocemente. Per esempio, far entrare nelle reti le associazioni. E interagire con chi una rete ce l’ha già, come l’aeroporto. Realizzando pagine web di accoglienza accessibili anche da chi non può dare elementi validi all’identificazione digitale perché è straniero».
 

E’ un programma che copre un’intera legislatura.
«Allora aggiungo che stiamo per lanciare un servizio per smartphone sul turismo, realizzato dalla Fondazione Del Monte, e stiamo testando I-Iperbole, che fornirà notizie sulle strade chiuse per lavori, la mappa degli hot spot, notizie sugli eventi culturali e un punto di ascolto per segnalare i problemi della città».