Bologna, 22 settembre 2011 - «L’ARCI non ci vuole più? Il Decadence si può spostare, andremo da un’altra parte». Carlo Valentine, 32 anni, è l’anima dark della serata più trasgressiva d’Italia. Lui, nostalgico degli anni ’80 e ’90, ha ideato lo stile burlesque e mascherato di queste notti a rischio ostracismo. E fin dall’origine il Millennium di via Riva Reno è stata la sua casa. Dopo sei anni di party roventi, che hanno portato il marchio Decadence made in Bologna persino in terra britannica («Ci hanno chiamato per organizzare una serata a Londra») non ci sta ad essere cacciato.
Dopo avere raccontato alcuni dettagli delle vostre serate trasgressive, il presidente dell’Arci Stefano Brugnara ha dichiarato che saranno sospese. Una decisione che vi ha preso alla sprovvista?
No. Perché Brugnara, fin da quando era vicepresidente, ci ha sempre osteggiati, non capendo che le nostre serate fanno cultura. Il suo predecessore ci ha sempre sostenuto, come so che ci sostiene l’assoluta maggioranza dell’Arci».

Quindi cosa farete? Ve ne andrete?
«In questi giorni stiamo discutendo animatamente con il direttivo dell’Arci, per poter restare. Ma il Decadence non è un circolo, è un evento che si può spostare in altri locali. Se non ci vorranno ce ne andremo».

Ma effettivamente, cosa accade dentro il locale?
«Ci piace semplicemente mascherarci ed esprimerci in questo modo. Il dress code (il regolamento dello stile d’abbigliamento, ndr) fa parte di tutti noi».

Niente pratiche erotiche?
«Solo qualche spettacolo di Bondage sul palco, a cui il pubblico può decidere se partecipare o meno in assoluta sicurezza».

E di cosa si tratta?
Niente di più che una semplice legatura. Ma non c’è mai un vero atto sessuale. Non siamo certo un night club...».

Nella dark room, invece, può accadere?
«Innanzitutto è sbagliato chiamarla in quel modo. Si chiama couple room (la stanza delle coppie, ndr). È semplicemente un luogo appartato, ma non oscuro come le vere dark room, dove poter stare in tranquillità con il partner. Ma niente sesso».

Oltre al Millennium, dove organizzate queste serate trasgressive?
«Spesso sono i sindaci o gli assessori dei paesi che ci invitano, perché magari hanno partecipato a una nostra serata, così ci offrono un posto. Oppure tramite contatti locali chiediamo l’autorizzazione a utilizzare location alternative».

Ad esempio dove avete fatto feste di questo tipo?
«Una villa settecentesca a Quartesana di Ferrara, un castello a Valbona di Padova, un altro castello a Finale Emilia».

E può venire chiunque?
[/QNINT]«No, queste feste sono su invito privato. Inviamo un sms a persone che conosciamo il giorno prima, per dare un sapore trasgressivo alla cosa».

Come mai solo su invito? Al Millennium non è così...
«Quando siamo ospitati in luoghi storici e delicati, con arredamento d’epoca, ci teniamo a chiamare solo le persone che conosciamo bene e che hanno dimostrato di essere molto educate. A differenza delle feste di elettronica, house e techno, da noi tutti sanno che non può girare droga e la musica è molto più tranquilla. Al Millennium facciamo un rigido controllo all’entrata, per escludere quelli che vengono solo per fare casino».

Il presidente dell’Arci dice che vuole più poesia, arte, musica dal vivo.
«Non sa di cosa parla. Ogni nostra serata ha un concerto live di pregio, anche internazionale. Presentiamo libri, leggiamo poesie. Lui è venuto solo una volta a inizio serata e se n’è andato dopo 10 minuti...».