Bologna, 30 settembre 2011- Non solo lo stabilimento produttivo, anche lo spaccio aziendale e il negozio di Galleria Cavour della Bruno Magli sono attualmente destinati a chiudere i battenti.
Sono gli ulteriori elementi del piano aziendale che vengono a galla dopo l’incontro di due giorni fa tra l’azienda e i sindacati, in cui la Magli ha confermato l’intenzione di voler lasciare Bologna. Il management ha messo sul tavolo “l’esigenza di implementare un diverso modello di business volto a rilanciare l’azienda”, come si legge nel verbale di accordo sottoscritto al termine della riunione. L’addio a Bologna sarebbe pressoche’ completo, stante la chiusura anche dello spaccio e del negozio della centralissima Galleria Cavour. Sotto le Due torri l’azienda lascerebbe solo un ufficio amministrativo e, secondo indiscrezioni, sarebbe gia’ partita la ricerca per collocarlo in una zona tra la stazione e l’aeroporto.

Di certo, i lavoratori (pur provati dall’ulteriore annuncio sul negozio e lo spaccio: “Siamo ancora piu’ tristi” come dicono alcuni di loro) non si rassegnano alla prospettiva definita dal management della Magli: lunedi’ saranno di nuovo in sciopero per quattro ore e in presidio davanti agli uffici della Regione dove, dalle 9, si riunira’ il tavolo istituzionale di crisi. Uno dei possibili versanti della trattativa riguarda la ricerca di un accordo che possa prolungare la cassa integrazione e dare altro tempo per cercare soluzioni. All’incontro in Regione di lunedi’ i lavoratori della Magli arriveranno tutti insieme: lasceranno le auto in via Michelino e si muoveranno uniti verso i palazzi della Regione.
Non sara’ un corteo, ma quasi.

Ieri in azienda c’e’ stata anche una assemblea in cui sono stati esposti gli esiti dell’incontro di martedi’. Tra questi, c’e’ l’accordo per i lavoratori di cui era previsto il trasferimento a Milano (in via Giovanni da Milano, sede definita “centro strategico per il settore nel quale opera Bruno Magli”): sono quelli dei settori modelleria, wholesale, customer service e retail e per ora non si muoveranno, se non su base volontaria. Chi infatti non e’ interessato a cambiare sede di lavoro (sarebbero in quattro) ha la possibilita’ di comunicare all’azienda che vuole rientrare nella trattativa generale sui dipendenti dello stabilimento e nel “percorso di attivazione degli ammortizzatori sociali che venissero eventualmente attivati nell’ambito della riorganizzazione aziendale”, come si legge nel testo dell’intesa. Il tutto “fermo restando il trattamento retributivo”, ma senza che questo comporti necessariamente il fatto che debbano presentarsi a lavorare. Chi invece volesse valutare la possibilita’ di trasferirsi a Milano (sarebbero in cinque) avra’ massimo tre settimane di tempo per ‘testare’ la nuova sistemazione (con abbonamento ferroviario e buono pasto pagati dall’azienda) e la possibilita’ di ripensarci e rientrare nel percorso per la possibile cig.

Nel verbale di accordo non sono escluse valutazioni sulla possibilita’ di ricollocazione delle unita’ di personale per le quali si profilava il trasferimento a Milano. E anche per i dipendenti di negozio e spazio si potrebbero ricercare delle ricollocazioni.