Bologna, 15 ottobre 2011 - UN’ASSISTENTE sociale del Quartiere Santo Stefano è formalmente indagata per il decesso del piccolo Devid Berghi, il neonato morto di freddo il 5 gennaio scorso dopo essere stato raccolto dall’ambulanza in piazza Maggiore. Il pm titolare dell’inchiesta, Alessandra Serra, ha iscritto il nome della donna sul registro degli indagati solo di recente, dopo che per molti mesi le uniche due persone sott’inchiesta sono state la mamma e il papà del piccolo, Claudia Gambato e Sergio Berghi. L’accusa per loro è omicidio colposo, perché (secondo gli inquirenti) avevano il dovere di curare il bambino, dandogli le medicine o portandolo in ospedale prima che la situazione precipitasse. Devid, che aveva solo 23 giorni, aveva infatti una una broncopolmonite estesa e necessitava di cure urgenti.

MA I GENITORI, seguiti da tempo dai servizi sociali, non avevano i mezzi per accudirlo e passavano la maggior parte del tempo in Sala Borsa per ripararsi dal gelido inverno, portando con loro anche il gemellino di Devid, Kevin, e la sorellina di un anno e mezzo. Quando la situazione è precipitata, il 5 gennaio, la polmonite di Devid era ormai a uno stadio troppo avanzato per essere curata.

FIN DALL’INIZIO di questa brutta storia, i servizi sociali sono stati travolti da un mare di polemiche. La domanda era sempre la stessa: perché nessuno è intervenuto per salvare il neonato? Soprattutto considerando che i genitori erano ben noti e seguiti da tempo, visto che alla mamma erano già stati tolti, anni fa, due figli avuti da precedenti relazioni. E così il pm ha disposto accertamenti accurati sull’operato dei servizi sociali. Dopo lunghe indagini, la Squadra mobile della polizia nei giorni scorsi ha inviato una corposa relazione alla Procura. Ed ecco la svolta.

L’ASSISTENTE sociale che seguiva il caso dei Berghi è ora accusata di non aver impedito un evento (la morte del neonato) che giuridicamente aveva l’obbligo di impedire. È, in sostanza, una sorta di concorso nell’omicidio colposo contestato a mamma e papà. Non impedire l’evento equivale, per la legge, a cagionarlo. L’assistente sociale avrebbe dovuto attuare tutte le precauzioni idonee a proteggere il bambino. Poteva ad esempio mettere l’intero nucleo familiare in una struttura protetta oppure, come extrema ratio, togliere i bimbi ai genitori. A dire il vero, proprio il timore di perdere i figli aveva spinto Claudia e Sergio a evitare i servizi sociali, cercando di sottrarsi ai controlli.