Bologna, 19 ottobre 2011 - Le associazioni gay entrano nella Consulta per la famiglia del Comune di Bologna. Nella decina di nuove richieste di ammissione presentate all’organismo, ci sono anche quelle di “Famiglie arcobaleno”, che riunisce genitori omosessuali, e “Agedo”, associazione composta di genitori con figli gay.

Qualcuno, nel corso della riunione-fiume con le realta’ della Consulta tenuta ieri, ha storto il naso, rivendicando il potere della Consulta stessa a decidere chi ammettere e chi no al suo interno. Ma l’assessore comunale al Welfare, Amelia Frascaroli, assicura: “Se qualcuno poneva delle discriminanti, sono cadute immediatamente. Non creiamo il caso, perche’ non c’e’ stato”.

Ma e’ la stessa Frascaroli a confermare che il punto e’ stato dibattuto. “L’obiezione e’ stata: sono problemi specifici, particolari. Obiezioni che pero’ sono state dibattute e anche superate”. Del resto, l’assessore diffida dall’addentrarsi in un dibattito sui confini della famiglia, specie a livello di Consulta comunale.
“Non entriamo in una discussione tutta teorica e tutta ideologica su chi e’ famiglia chi no- e’ il suo invito- io mi rifaccio all’articolo 3 della Costituzione: vanno abbattute tutte le barriere che propongono delle diversita’”. In piu’, “noi abbiamo un atto di indirizzo del ‘99 molto lungimirante, che tra l’altro si rifaceva ad una circolare di dieci anni prima del ministro Andreotti, quindi assolutamente insospettabile.
Quell’atto definisce l’istituzione dell’elenco anagrafico delle famiglie su base affettiva, una cosa ancora in vigore ma che nessuno considera. Sono atti del Comune di Bologna”.

 

Inoltre, la Consulta per la famiglia “serve da antenna al Consiglio comunale: piu’ largo e’ il contenitore, meglio e’”, sottolinea Frascaroli. A lungo comunque ieri sera si e’ discusso attorno ad una sorta di conflitto di attribuzione sulle nuove richieste di ammissione.  Secondo alcuni esponenti della Consulta, la scelta spetta alla Consulta stessa, che ha un proprio statuto; secondo l’amministrazione invece “e’ il Consiglio comunale che deve decidere”, come sottolinea Frascaroli, “visto che le Consulte sono organismi consultivi del Consiglio comunale”. In particolare, attraverso la commissione Politiche sociali, presieduta dal dipietrista Pasquale Caviano. “Sarebbe come se il Parlamento- chiude l’assessore- decidesse chi puo’ partecipare al prossimo Parlamento”.