Bologna, 12 novembre 2011 - Via libera all’ingresso delle associazioni gay nella Consulta per la famiglia del Comune. La decisione — destinata a fare discutere non poco, specie nel mondo cattolico — è stata presa dal segretario generale di Palazzo d’Accursio, Luca Uguccioni, d’intesa con la dirigenza dello staff del consiglio comunale. Conclusa «l’attività istruttoria tecnica in relazione alle domande di adesione», sono state ammesse dodici associazioni, «in quanto i fini statutari non sono incoerenti» rispetto ai temi trattati dalla Consulta.

Fra la richieste di ammissione accettate — con una decisione che spazza via i dubbi sorti in merito alla titolarità delle scelte sui nuovi ingressi — ci sono anche quelle di ‘Famiglie arcobaleno’ (associazione che riunisce genitori omosessuali) e ‘Agedo’ (genitori con figli gay). Dal punto di vista formale, le regole sono rispettate. L’istruttoria, scrive Uguccioni, «è stata strettamente finalizzata alla verifica della sussistenza del presupposto oggettivo richiesto dal regolamento delle Consulte (art. 5, comma 1), ovvero che i fini statutari di ciascuna associazione non fossero incoerenti con l’ambito tematico della Consulta». A questo punto, l’assemblea generale della Consulta per l’elezione del presidente dovrebbe essere convocata il 29 novembre, in Comune.

Un mese fa, il solo annuncio del possibile ingresso delle due associazioni gay aveva sollevato immediate proteste. Secondo il Pdl, l’ammissione delle due associazioni gay rappresenta un cavallo di Troia «per legittimare come famiglia anche quella omosessuale». «Non entriamo in una discussione tutta teorica e tutta ideologica su chi è famiglia chi no — aveva replicato l’assessore al welfare, Amelia Frascaroli —. Io mi rifaccio all’articolo 3 della Costituzione: vanno abbattute tutte le barriere che propongono delle diversità».

Sul tema si era spaccato anche il Pd, dove l’ala cattolica (pur con qualche distinguo) si dissociava da un eventuale via libera all’ingresso delle due associazioni. Sulle barricate anche le Acli, che minacciavano l’addio alla Consulta per le famiglie. E un secco no era arrivato da don Antonio Allori, vicario episcopale per la carità della Diocesi: «Le famiglie sono quelle composte da un uomo e da una donna e riconosciute dalla Costituzione. Se la Consulta è delle associazioni familiari, deve restare tale».