Bologna, 26 novembre 2011 - «Il generale Finelli? E chi è?». Perfino il piantone che sta di guardia davanti agli uffici degli alti ufficiali, nella gigantesca caserma romana di Tor di Quinto, non sa chi sia il generale dei carabinieri Luigi Finelli. Eppure non è proprio l’ultimo arrivato. Infatti è ‘soltanto’ il vicecomandante. Siamo nella Divisione unità specializzate dell’Arma, la struttura che raggruppa, fra gli altri, i Nas, i Noe e i Ris.

 

Luigi Finelli, generale di Brigata, è appunto il vicecomandante dal febbraio 2010, ma passa le sue giornate chiuso in ufficio senza nulla da fare. Tagliato fuori da tutto, messo da parte. Come mai? Da comandante regionale del Trentino Alto Adige, prima di arrivare a Roma, ha denunciato le malefatte di altri carabinieri e, secondo la sua versione, ha avuto in ‘premio’ questo incarico. E così, «visto che non è il tipo da passare il tempo a fare la punta alle matite», dice il suo avvocato Marco Napoli, ha deciso di intraprendere un’azione clamorosa. Ha infatti denunciato l’Arma per mobbing, accusando il comando generale di abuso d’ufficio per un trasferimento-demansionamento dal sapore «ritorsivo».

 

IL GENERALE Finelli, nato a Melfi nel ’51, è un uomo che, con le sue battaglie, si è fatto molti nemici. Proprio per la sua storia ora c’è chi lo propone come viceministro del governo tecnico guidato da Mario Monti. A inizio novembre i Radicali hanno presentato un’interrogazione e il Partito per la tutela dei diritti dei militari adesso l’ha candidato appunto a vice dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola.

 

Finelli, come tutti i carabinieri «uso ad obbedir tacendo», resta in silenzio e aspetta. È stato comandante provinciale di Bologna dal 2000 al 2003, dove risolse il drammatico caso della piccola Sara Jay, la bimba di 9 anni che nel 2001 fu stuprata e uccisa dal compagno della sorella, uno slavo allora 24enne soprannominato il ‘Cobra’, che ora sta sconta l’ergastolo. L’alto ufficiale rimase sotto le Due Torri fino al 2006, da vice comandante regionale, poi fu trasferito in Trentino, dove divenne anche presidente del Coir, il Consiglio intermedio di rappresentanza Vittorio Veneto, cioè il sindacato dell’Arma che copre quattro regioni.

 

È STATO allora che ha denunciato, in due distinte vicende, alcuni colleghi. E lo fece perché aveva ricevuto segnalazioni di presunti reati. Nella prima, segnalò alla Procura ordinaria l’allora comandante provinciale, che avrebbe cercato di insabbiare le irregolarità (abuso d’ufficio, corruzione) di un maresciallo. Entrambi sono poi stati condannati. Nella seconda, denunciò alla Procura militare quattro sottufficiali delegati del Coir per presunte irregolarità nei rimborsi delle trasferte (il gip li ha rinviati a giudizio).
Da allora sono cominciati i guai, per Finelli. Alla fine è stato trasferito prima della scadenza naturale dei due anni di comando, perdendo anche la carica nel sindacato. A Roma, il suo posto fu occupato per soli sei mesi, nel 2007, da un colonnello. Poi è rimasto sempre scoperto. Un posto chiave, non c’è che dire. Come, del resto, sa bene anche il piantone.