Bologna, 12 dicembre 2011 - Il Gay Pride sbarca sotto le Due Torri nel 2012. E accende la polemica. «Se l’assessore Lepore definisce l’arrivo della parata a Bologna un risultato importante, allora non abbiamo capito quali sono le vere priorità della società», tuona Silvia Noè, presidente del gruppo dell’Udc in Regione. «Questa città non è amministrata da persone connesse con i tempi attuali — aggiunge —: bisognava candidarla a ospitare approfondimenti e forum sulle emergenze familiari o sui giovani senza lavoro. Trovo più attuali le donne che dicono ‘se non ora quando?’». Sul Gay Pride frena anche il Pdl. «Vedremo le intenzioni degli organizzatori — dice Marco Lisei, capogruppo del Pdl in consiglio comunale —, ma che non sia un’altra Frocessione». Per Lisei la parata «non deve essere offensiva verso qualunque altro modo di pensare e deve essere compatibile con le esigenze della città. Che non blocchino i viali...». È critico anche Manes Bernardini, capogruppo in Comune della Lega nord. «La manifestazione ha eccessi che danneggiano anche chi sfila — dice —, preferirei che i risultati importanti decantati da Palazzo D’Accursio fossero altri».

Intanto, sul supplemento domenicale di Avvenire ‘Bologna Sette’, la Curia definisce una «scelta che è premessa di novità» la decisione di 12 associazione cattoliche di lasciare la Consulta per la famiglia, in seguito al via libera del Comune sull’ingresso di due associazioni di orientamento omosessuale. «Per le nostre associazioni — fa sapere la diocesi — , si apre un periodo completamente nuovo, per sperimentare nuove forme di rappresentanza e di rapporto con le istituzioni». Mentre l’economo della diocesi, monsignor Gianluigi Nuvoli, interviene sulle polemiche legate al pagamento dell’Ici da parte della Chiesa. «Chi attacca il mancato pagamento — dice — sbaglia a fare i conti. L’arcidiocesi paga l’imposta su tutti gli immobili commerciali, mentre sugli immobili esenti non la paga perché lo afferma la legge».