Bologna, 10 gennaio 2012 - Un deposito a cielo aperto di mezzi rubati. L’hanno scoperto i poliziotti del commissariato Santa Viola all’interno di una zona artigianale al civico 84 di via Agucchi. Fra i capannoni erano stati sistemati una ventina di scooter, auto, minicar e perfino un camion Iveco con un paio di biciclette e un set di gomme sul cassone. I ladri forse pensavano che nessuno avrebbe notato i mezzi, nell’andirivieni fra i capannoni delle ditte circostanti, ma quando il numero di motorini ha superato il livello di guardia qualcuno se n’è accorto e ha segnalato l’anomalia al commissariato.
 

UNA RAPIDA verifica al terminale ha permesso di scoprire che i circa venti mezzi, parcheggiati accanto ad altri regolari, erano di provenienza furtiva. Risultano tutti rubati nelle ultime settimane a Bologna e Rimini. Gli investigatori ritengono che fossero pronti per essere spediti alla loro destinazione finale, verosimilmente un altro Paese, forse nell’Europa dell’Est. Gli agenti hanno tenuto d’occhio il luogo per alcuni giorni e alcune notti ma nessuno si è presentato a prelevare la merce e così, ieri mattina, si è proceduto al sequestro e alla restituzione.
 

I PROPRIETARI sono stati contattati dalla polizia e alcuni di loro hanno già provveduto a ritirare il maltolto; il resto del bottino è affidato a una depositeria. Due studentesse, fuori città per le vacanze natalizie, non si erano ancora nemmeno rese conto di essere state derubate e l’hanno scoperto solo quando gli agenti hanno recuperato i mezzi e le hanno chiamate.
 

LA MAGGIOR parte della flotta era costituita da scooter, ma c’erano anche una fiammante moto Triumph, un furgone Daily, una Fiat Seicento e il citato camion, che per dimensioni non poteva certo passare inosservato. Il proprietario del Daily, piuttosto sorpreso, è stato il primo a presentarsi per la restituzione. Dopo avere esibito la denuncia presentata un paio di mesi fa e firmato il verbale, ha ispezionato ogni angolo del furgone. «Non è che c’è dentro un cadavere?», ha detto scherzando agli agenti nell’aprire il portellone. Le indagini del commissariato proseguono per cercare di decifrare la filiera della refurtiva e comprendere come la banda potesse entrare nottetempo nell’area artigianale, delimitata da sbarre e cancelli.