Bologna, 21 gennaio 2012 - Il Pdl di Bologna vuole andare alla Corte di conti contro il Cassero. Il Comune non gli fa pagare un affitto che costerebbe circa 6.000 euro al mese e, in più, si sobbarca la metà delle utenze. E intanto, il club Arcigay, che fa un’attività fondamentalmente commerciale, ha un bilancio di 1,5 milioni di euro all’anno, con incassi che derivano in particolare da serate disco e dal bar, quindi “non risponde a una finalità pubblica”.

 

Non solo, ma i dati sulle spese sostenute per le utenze non tornano. Il Pdl ingaggia una nuova battaglia contro il Gay lesbian center di Bologna e chiede al Comune di rivedere la convenzione in scadenza quest’anno, di fare un bando per l’assegnazione di quel luogo e, visti i chiari di luna in bilancio, di cominciare a incassare, invece di spendere i soldi pubblici per un’attività nella quale il lato sociale è marginale. Non solo, ma visto che i conti non tornano, il consigliere regionale, Galeazzo Bignami e il capogruppo a Palazzo D’Accursio, Marco Lisei, vogliono rivolgersi alla Corte dei Conti e pure alla Procura, “anche se la seconda non muoverà un dito”, lamenta Bignami.

 

Bilancio alla mano, i consiglieri fanno notare anche una discrasia nelle spese per le utenze: al Comune risulta che il Cassero, nel 2010, abbia speso 33.564 euro (e quindi Palazzo D’Accursio ha erogato 16.782 euro), ma dal bilancio del locale Arcigay si evince che la cifra effettivamente spesa è stata di 26.290, “quindi molto inferiore di quanto comunicato al Comune”, dice Lisei.

 

Risulta che il ‘club’ dell’Arcigay, nel 2010 ha un bilancio da 1,546 milioni di euro, con un utile di 162.000 euro. Ne spende 192.000 per le forniture del bar, 32.000 per il responsabile artistico, 13.500 per quello culturale, 95.000 per lo staff serale, 94.000 per i dj, 37.000 per i responsabili dei bar, 43.000 per gli artisti, 24.900 per i collaboratori “tutti con contratto cocopro”, sottolineano i consiglieri. 

 

E' vero che il Cassero fa anche attività di aiuto in relazione alla sessualità, ricorda Lisei, ma lo fanno anche altre associazioni del genere, come il Mit, che non riceve altrettanti contributi. Per non parlare di tante altre associazioni che a Bologna chiedono sedi, anche meno prestigiose della Salara. Inoltre, pare evidente che “l’attività prevalente del Cassero sia commerciale e non sociale”, rincara il capogruppo in Comune. Gli fa eco Bignami, che ipotizza “una illegittimità nella concessione dello spazio da parte del Comune, senza aver effettuato un bando”. 

 

E' “abnorme che si dia via un immobile dal quale si potrebbero ricavare 70.000 euro all’anno e poi si diano anche contributi, che potrebbero andare, per esempio, per l’illuminazione dei parchi pubblici”. Insomma, per il Bignami, il trattamento che il Comune concede al Cassero “è preferenziale”, quei soldi “sono regalati” a “figlioletti privilegiati che sono diventati una casta culturale, in barba a ogni norma”. Lisei, da parte sua, mette già le mani avanti contro le accuse di omofobia: “Per sgombrare il campo dico solo che associazioni dello stesso tipo non vengono aiutate allo stesso modo dal pubblico”. 

 

La replica del Cassero: "Facciamo tutto con trasparenza, il Pdl si informi"

I conti sulle bollette del Cassero di Bologna non tornano per una questione contabile che "e' tutta scritta in Comune", quindi trasparente. L'attivita' di intrattenimento del Gay lesbian center, poi, e' definita per Statuto e attiva un fund raising che rende possibile tutte le altre attivita', percio' tutti i servizi inclusi nella convenzione. Non a caso, la Salara ospita anche altre associazioni. L'Arcigay Cassero replica punto per punto "all'attacco" dei consiglieri comunale e regionale del Pdl, Marco Lisei e Galeazzo Bignami, che stamane hanno anche annunciato un esposto alla Corte dei Conti e in Procura avendo riscontrato delle 'stranezze' nel bilancio di un club che trova casa gratis in uno spazio pubblico e prende fondi dal Comune.
Partendo proprio dalle utenze, il Cassero chiarisce che sulla discrepanza segnalata tra il dato a bilancio e quello fornito dal Comune, sulle spese per le bollette, "la risposta e' semplice e sta scritta tutta a Palazzo D'Accursio". Il
Comune infatti "comunico' al Cassero la cifra dovuta per il 2010 il 4 luglio 2011, cioe' quasi tre mesi dopo l'approvazione del bilancio consuntivo". Questo "costrinse i contabili a segnare una cifra virtuale pressoche' identica a quella dell'anno precedente, in attesa che il Comune fornisse il dato reale". Che, "in effetti", fu molto inferiore alle attese e al trend degli anni precendenti. Questo perche' il Cassero in quegli anni stanzio' 25.000 euro per un intervento sull'impianto elettrico, "teso proprio ad abbattere quel costo, producendo quindi un risparmio per l'associazione ma anche per il Comune". Un dato che si riscontra nelle carte fornite dai consiglieri, dove si vede che nel 2008 si spesero 22.000 euro di elettricita', scesi a 20.000 nel 2009 e a 16.700 nel 2010.

Se poi la colpa del Cassero e' di avere un'attivita' definita "commerciale" dai consiglieri e quindi non meritoria di sgravi pubblici, forse "sfugge che l'intrattenimento e la socializzazione sono tra le finalita' statutarie del Cassero, nonche' tra i servizi previsti dalla convenzione". La programmazione del club e' variata e "attenta a differenziarsi per generi e pubblico". Accanto alla disco generalista ci sono serate dedicate, come pure le serate estive di "giardino sonoro", aggiungono dal Gay lesbian center, che permettono ai bolognesi di conoscere il Giardino del Cavaticcio. L'offerta di intrattenimento, quindi, "va letta come un servizio", ma soprattutto, "attraverso l'intrattenimento il Cassero mette in atto un'attivita' di fund raising che rende possibile tutte le altre attivita', percio' tutti i servizi inclusi nella convenzione". Tutto cio' genera lavoro per un gruppo di persone non fisso e in continuo turn-over, per una ragione: "Le discriminazioni che le persone lgbt subiscono nell'accesso al lavoro sono tante", e dunque l'offerta di lavoro che il Cassero rivolge alla comunita' lgbt "neanche lontanamente compensa questo danno", si legge ancora nella nota del club. Ai consiglieri che si chiedono perche' quella sede sia concessa al Cassero e non a un'altra associazione dello stesso tipo, il centro replica che alla Salara trovano casa ben sette associazioni: Arcigay nazionale, Arcigay "Il Cassero", Arcilesbica Bologna, Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Uaar. Se poi il Comune decidesse di destinare al Mit, citato da Lisei, una sede pubblica, "il Cassero sarebbe il primo ad esultare".

L'utile di 160.000 euro con cui si e' chiuso il bilancio 2010, poi, altro punto sottolineato da Lisei e Bignami, "non e' un obiettivo fissato dalla gestione, semmai un effetto di un picco di affluenza" al locale. Un fatto che il direttivo ha segnalato come problematico agli ultimi due sindaci chiedendo loro di rianimare il circuito dei centri sociali e dell'offerta di intrattenimento, "per evitare che il Cassero rimanesse una delle poche offerte accessibili". Una questione che trova riscontro nelle cifre di bilancio, aggiungono dal club: si sono spesi quasi 50.000 euro per il servizio di sicurezza. Ultimo punto, l'utile prodotto e' stato destinato, "attraverso un voto assembleare, a un fondo di accantonamento che finanziera' un progetto a scopi sociali che l'assemblea stessa dovra' approvare". A Lisei e Bignami, infine, il Cassero ricorda che l'attuale convenzione, siglata dal sindaco Sergio Cofferati, "e' molto diversa da quella precedente, firmata da Giorgio Guazzaloca, quindi dal centrodestra, che garantiva al Cassero, oltre alla sede e alle utenze, un finanziamento fisso".

 

L'intervento dell'assessore alla Cultura Alberto Ronchi

"Avviata la fase di riorganizzazione dell'Amministrazione comunale, l'assessorato alla Cultura e ai Giovani sta procedendo al rinnovo delle convenzioni con i soggetti e gli spazi sociali, culturali e ricreativi della città. Sarà cura dell'assessorato, in un confronto con i diretti interessati, arrivare a soluzioni concordate esaminando tutti gli aspetti
compresi quelli economici e finanziari. Una cosa però deve essere chiara: per l'Amministrazione comunale, all'interno di poche e chiare regole condivise, questi spazi e questi soggetti - compreso il Cassero - rappresentano un valore e quindi si adopererà per la prosecuzione delle loro attività. E' chiaro che, pur ritenendo importante la questione dell'illuminazione pubblica, non si può pensare di impoverire la città dal punto di vista sociale e culturale destinando risorse a questo scopo indirizzate verso pur meritevoli interventi concernenti i lavori pubblici".