Bologna, 21 febbraio 2012 - Sono le ore 13 e ci stiamo dirigendo in Largo Bartolo Nigrisoli. Ospedale Maggiore. Dopo le lunghe attese ai semafori e le gimcane nel traffico sappiamo che ci aspetta la prova più dura. Trovare parcheggio ai piedi del pronto soccorso in un labirinto di sensi unici e divieti.

Varcata la soglia del rettangolo di asfalto con le auto in ordine e qualche cumulo di neve di troppo, siamo pronti al peggio. Ma con la mente e gli occhi impegnati a individuare la prima luce bianca che si accende per acciuffare l'occasione imperdibile ecco che un omino ci viene incontro.

E' cortese e con un cenno educato indica un'auto che sta lasciando campo aperto. Che bello. Poco lontano un automobilista che contendeva lo stesso posto viene stoppato da un collega del nostro salvatore e indirizzato a un altro angolo dove le strisce blu sono a completa disposizione.

Possiamo parcheggiare con tutta calma. Davvero bellissimo. Scendiamo e parte un coro di fischi. Avremo parcheggiato male? Torniamo con questa convinzione in macchina pronti a rimediare. Vista la cortesia... E invece lo stesso omino di prima si avvicina, ci fa cenno che la macchina sta bene dove sta. Dice “amico” e come se non bastasse porge il biglietto già pagato e prelevato per noi dal parchimetro. Siamo commossi. La sanità emiliano romagnola deve aver lanciato un servizio di biglietteria diretta ad personam. Hanno anche varie scelte. Possiamo stare un'ora, due, due e mezza: i biglietti sono a nostra disposizione. Basta scegliere.

E i fischi? Quelli in realtà non sono altro che un sistema di comunicazione che questi insoliti parcheggiatori (abusivi) utilizzano per coordinarsi da una parte all'altra del rettangolo. Arriva una macchina e loro si fiondano. Partono i fischi, le indicazioni e qualche moneta cade nelle loro mani. 'Qualche', meglio dire 'poche'.

Le sorprese oggi non finiscono. Il biglietto ha anche lo sconto. Nel nostro caso, alle 13 e 05, ci viene ceduto per poco più di un euro un tagliandino un po' stropicciato (sembra usato ad essere sinceri) che permette di stare lì due ore buone.

Non andiamo nemmeno a controllare quanto sarebbe costato all'odiata colonnina. Tanto non ci va praticamente nessuno. Evidentemente il nuovo servizio conviene eccome. Siamo davvero incuriositi. Pagato il biglietto ci mettiamo così in un angolo per vedere come funziona questo oliato meccanismo. I parcheggiatori abusivi sono una decina, stranieri. Aspettano le auto, in entrata ma soprattutto in uscita. Il motivo è presto detto: quando un automobilista lascia il parcheggio si fanno cedere il biglietto (questa volta a gratis) per poi girarlo al nuovo arrivato in cambio di un po' di soldi. Per questo probabilmente sono così tanti i posteggiatori dell'Ospedale Maggiore.

Perché spesso il foglietto bianco vale giusto per qualche minuto. La domanda sorge spontanea: renderà questo sistema? Sì, rende. Ne abbiamo prova dopo pochissimi minuti. Le auto vanno e vengono in un flusso ininterrotto. Siamo all'ospedale Maggiore fino a prova contraria. Gli incassi sono continui, euro dopo euro.

Anche perché quando il biglietto è buono solo per essere buttato nel cestino le monete vengono chieste per il parcheggio prima trovato e poi indicato. Tutto funziona alla meraviglia, il socialismo dei parcheggi non ha falle. E proprio quando hai capito tutti gli ingranaggi ecco che l'intero sistema crolla su se stesso: una volante fa capolino lentamente. I fischi svaniscono. Scappano tutti. La pausa pranzo? No, la polizia non è venuta lì per posteggiare, sta cercando proprio loro. I nostri parcheggiatori fuorilegge. Ma nel momento in cui ce ne rendiamo conto quelli si sono già dati alla macchia avvertiti da due di loro che stanno lì a fare da 'palo'. La delusione è tanta, il parcheggio perfetto era tutto una truffa.

E allora ci fermiamo, cercando delucidazioni da chi lavora nei paraggi. “E' una vita che fanno soldi così, almeno dieci anni – ci rispondono -. Questa è la mafia, il racket dei biglietti. Sono in tanti sotto la luce del sole, conoscono e 'gestiscono' la zona. Si danno l'allarme quando arrivano i controlli”. Restiamo lì ad aspettare ancora qualche minuto, ma non torna nessuno. Soltanto quando saliamo nuovamente in auto per andare via l'omino si fa vedere di nuovo. Vuole indietro il biglietto, copre ancora mezz'ora. Ma noi mettiamo in moto e ci allontaniamo con un'ultima domanda, dalla difficile soluzione: quanto costeranno, in termini di mancate entrate, questi abusivi al Comune di Bologna?

 

di Francesco Vecchi