Bologna, 2 marzo 2012 - “In queste ore tra i suoi amici, ma non solo, tra tutte le persone, le proposte di iniziative sono tante” per ricordare Lucio Dalla: c’è chi suggerisce una via, chi una piazza da intitolargli. Ma lui “merita di più”. E allora ecco che Benedetto Zacchiroli, amico dell’artista e consigliere comunale Pd, rivela il “progetto a cui stiamo pensando tra i suoi amici”, e cioè “sonorizzare” via D’Azeglio (la strada dove Dalla abitava) “di modo tale che tutte le sera al tramonto la voce di Lucio accompagni la fine della giornata di chi passerà per quella strada, cerniera tra la sua casa e quella piazza dove cantava ‘e se non ci sarà piu’ gente come me voglio morire in piazza Grande'”.

 

Insomma, nella “sua strada” sarebbe “bello poter risentire la sua voce ogni sera al tramonto”. E cosi’ che Zacchiroli conclude il ricordo di Dalla pronunciato oggi in Consiglio comunale. “La città, Lucio, è pronta a riaccoglierti per salutarti un ultima volta con tutti gli onori che si devono a chi ci ha reso fieri di essere bolognesi”, sono state le ultime parole scelte da Zacchiroli per il suo (appassionato) intervento dopo il quale c’è stato un minuto di silenzio.
Per Zacchiroli, Dalla è stato “un amico, un fratello e un padre”; per la città molto di piu’. “Ieri sera, tornando a casa pensavo: è come se mancasse qualcosa in città” e del resto passeggiare con Dalla per le vie cittadine “ti confondeva.
Lucio- racconta Zak- è riuscito in una operazione rara: dal saluto e dall’omaggio che gli veniva tributato non capivi se in quel momento con te c’era il cantante famoso, un compagno di giochi, il vescovo o il sindaco. Alla fine comunque il saluto di tutti era ‘bela Lucio’, detto cosi’, come lo dici all’amico che conosci da sempre”.

 

Oggi a Bologna, afferma Zacchiroli, “manca qualcosa. Lo cerchi, ti guardi in giro, e non capisci cos’è”, poi “ascolti i discorsi delle persone, le parole nelle strade, quelle tra i tavolini dell’aperitivo e ti accorgi che la città è colpita nel profondo, nelle pieghe piu’ riposte della sua identità, che è quella culturale”. E allora “realizzi lentamente ma con chiarezza quanto Lucio Dalla fosse un patrimonio comune, un patrimonio condiviso che partendo da Bologna e dai suoi tetti ha viaggiato per il mondo intero”.

 

Zacchiroli rivela anche di essere stato chiamato al telefono dall’ambasciatore del Brasile per far sapere “che il suo Paese e i suoi cantanti piangono la morte di un’amico che aveva il nome di Gesu’ Bambino”.  Per Zacchiroli, poi, da oggi si capisce “che è difficile distinguere tra Bologna e Lucio, tra la città e chi l’ha cantata, interpretata, descritta e amata. Ti accorgi che sono troppi i suoi versi profondi e veri da citarne anche solo uno. Lucio incarnava in un sol colpo Bologna, i bolognesi e la bolognesità”.

 

Del capoluogo emiliano, Dalla è stato “un figlio prodigio” e negli anni “è diventato padre. Custode dei segreti piu’ intimi, corifeo di quella libertà su cui si fonda il nostro vivere comune, testimone dell’amore che cantava a squarciagola e che impregnava ogni suo gesto quotidiano. Dal suo terrazzino su Piazza dei Celestini aveva imparato negli anni a custodire Bologna”. Tanto che, racconta ancora, “la sera pregava per lei davanti alla chiesa nella quale venne battezzato e nella quale ultimamente andavamo a messa la domenica”. Ma ora “non ci sarà piu’ a rallegrare la nostra città, a regalarci la fierezza di essere bolognesi vedendolo in tv o sapendolo in chissà quale parte del globo”, e a donare “la sua voce e la sua arte” che “erano sempre gratis”, il modo “di dire grazie alla sua culla”.
 

Fonte Dire