Bologna, 4 marzo 2012 - UN’EREDITÀ pesante. E non solo dal punto di vista musicale. Lucio Dalla lascia un patrimonio a sette zeri, del valore cioè di decine di milioni di euro. Case, ville, società, la sterminata collezione d’arte e, soprattutto, i diritti d’autore su canzoni, Caruso in testa, che fruttano, secondo la Siae, mezzo milione all’anno. In attesa di capire se da un cassetto domestico o da una cassetta di sicurezza bancaria salterà fuori il fantomatico testamento del cantautore, su cui si rincorrono mille voci, al momento gli eredi sono e restano, codice alla mano, i parenti più prossimi. Uno di loro si chiama Simone Baroncini, 48 anni, bolognese, di professione musicista. È cugino di secondo grado del grande Lucio e suona il corno nell’orchestra del teatro San Carlo di Napoli. Ieri ha ‘postato’ sulla propria pagina Facebook una foto che lo ritrae da bambino con Dalla.
 

Signor Baroncini, che parentela aveva con Dalla?
«Sono cugino di secondo grado, mia mamma è cugina di Lucio».
 

Stando a ciò che si dice e si legge in questi giorni, siete tre cugini in tutto. È così?
«No, sono state dette molte inesattezze. Si tratta infatti di una famiglia numerosa. I parenti più prossimi di Lucio sono i cugini, ma ne aveva molti, non so nemmeno il numero esatto. Comunque quelli che erano più in contatto con lui eravamo io e il suo ex factotum, Andrea Faccani».
 

Senza testamento, l’eredità per legge spetta a voi.
«Guardi, non voglio parlare di queste cose. A parte che, come ho detto, di cugini come me ce ne sono tanti, non mi interessano questi argomenti. E poi sa cosa le dico?».
 

Prego.
«Ci sono alcune persone che sono state vicine a Lucio, la sua vita era con loro. È giusto che vadano a queste persone, i suoi beni».
 

Intende la sua cerchia più stretta, immagino. Ma senza testamento la legge non assegna alcunché a tali persone.
«Non lo so, non dipende da me. Però è giusto che siano loro gli eredi. Forse c’è uno scritto o una testimonianza video di Lucio da qualche parte. Il suo appartamento è grande, magari salterà fuori. Al momento non ne ho notizia, ma le ripeto che non mi interessano queste cose».
 

Che rapporto aveva con Dalla?
«Eravamo amici, venne anche alla mia Prima comunione. Il nostro rapporto risale a più di vent’anni fa, grazie alla nostra comune passione, la musica. Io suono il corno e ho suonato in alcuni suoi dischi, dall’album Canzoni in poi, e in alcuni concerti. Ma non con continuità, saltuariamente».
 

Quando l’ha visto l’ultima volta?
«A inizio febbraio siamo andati a pranzo da Cesari, ovviamente. Stava benissimo. Abbiamo parlato di tutto, soprattutto di cose inutili. Lui era così, un vulcano sempre in azione».
 

Che ricordo ha di Lucio?
«Era un genio casalingo, il genio più assoluto capace di stare seduto assieme a te davanti a un camino a parlare per ore. Una persona generosissima, altruista. Ci mancherà. Tanto».

di Gilberto Dondi