Bologna, 5 marzo 2012 - «LA FONDAZIONE, cui Lucio teneva tanto, si farà». Ne è sicuro, l’avvocato Eugenio D’Andrea, amico e legale di Lucio Dalla. Il desiderio dell’autore di Piazza Grande diventerà realtà, la Fondazione per sostenere la musica e i giovani musicisti non resterà solo un sogno. D’Andrea l’ha voluto dire pubblicamente ieri, nel giorno del lungo e straziante addio. L’ha fatto per mettere fine alla ridda di voci da giorni si susseguono sull’eredità di Dalla. Voci di attriti e supposizioni su testamenti custoditi chissà dove. Il patrimonio dell’artista vale decine di milioni di euro. E i parenti più stretti di Lucio sono i cugini, piuttosto numerosi visto che la famiglia è ramificata. Non si sa nemmeno quanti sono.

«NON MI RISULTA esistano misteri, cassaforti senza chiavi o che ci siano attriti nella famiglia di Lucio — dice l’avvocato D’Andrea — e come tale intendo quella composta da una cerchia molto ristretta - di cui ho avuto la fortuna di fare parte - di suoi amici, consulenti e collaboratori nonché quella di parenti più lontani».
Uno dei cugini con cui Dalla era più in contatto è Simone Baroncini, 48 anni, musicista bolognese che suona il corno nell’orchestra del San Carlo di Napoli. «Non mi interessa l’eredità — ripete Baroncini — è giusto che i beni di Lucio vadano a chi gli è stato vicino in tutti questi anni». Ovvio il riferimento alla cerchia ristretta degli affetti di Dalla. E il primo non può che essere Marco Alemanno, l’amico e compagno da tanti anni.
«Quella della Fondazione è un’ottima idea», aggiunge Baroncini.

MA GLI ALTRI parenti la penseranno come lui? Il patrimonio di Dalla conta appartamenti, ville, società, un’immensa collezione d’arte e, soprattutto, i diritti d’autore. Caruso è uno dei pezzi italiani più conosciuti al mondo. Il repertorio di Lucio vale 500mila euro all’anno, secondo la Siae. La casa di Bologna, duemila metri quadrati in un palazzo storico di via D’Azeglio a cento passi da Piazza Maggiore, custodisce una collezione di opere d’arte di oltre 400 pezzi. Artisti come Aspertini, Ontani, Berruti, Paladino. Poi ci sono tre immobili in provincia di Catania e i tre in provincia di Foggia, fra cui la villa alle Tremiti.
«In Lucio — conclude D’Andrea — non esisteva una netta separazione fra lavoro, affetti e amicizia. Era impossibile parlare con lui di clausole se non si divideva anche una chiacchierata mattutina, una giornata di mare, una visita ad un museo. Per questo nessuno di noi è riuscito a rimanere freddo ed impassibile. Nei prossimi giorni prenderemo serenamente tutte le decisioni. E sono certo che faremo la Fondazione per tutelare l’eredità artistica, culturale e poetica di Lucio».

 

di Gilberto Dondi