Bologna, 5 aprile 2012 - «Un giorno un collega mi è arrivato a dire: ‘Guarda che Vasco è qui, è ricoverato a Meldola’. Ma io Vasco l’avevo davanti, sorridente, e mica col tumore», si lascia andare il dottor Paolo Guelfi, direttore sanitario di Villalba, la clinica accoccolata sui colli di Bologna del Gruppo Villa Maria (strutture di cura un po’ ovunque, comprese le Terme di Castrocaro). Da luglio gestisce la seconda casa del rocker di Zocca; da luglio ha conosciuto «l’uomo, oltre all’artista», e Guelfi — che parla per la prima volta di Vasco e dei giorni della malattia — arriva a dire senza problemi che «sì, l’uomo supera l’artista, e non è impresa semplice». L’altro giorno lo spettacolo alla Scala, ma Vasco non c’era: «Sta benissimo, tranquilli, l’ho appena visto», dice.

Come l’ha trovato?
«Bene. Ed è ora di finirla con queste diagnosi assurde e sbagliate».

Come il tumore?
«Certo. Vasco Rossi non ha il tumore. Ha avuto un’osteomielite al torace e una endocardite».

Di cosa si tratta?
«L’osteomielite è un’infezione che ‘mangia’ l’osso, quasi a riassorbirlo. È dovuta a traumi, e Vasco si procurò questo trauma durante un concerto. Una piccola cosa, che può avere però conseguenze molto gravi».

E in questo caso?
«E’ stata curata, Vasco è a posto. Anche l’endocardite, poi, è superata: si tratta anche in questo caso di un’infezione, ma alla valvola cardiaca. Il rischio è che questa si deformi e quindi debba essere sostituita. Bisogna seguire una terapia adeguata, Vasco l’ha fatta e sta benissimo. Ha avuto problemi gravi, ma l’abbiamo girato come un calzino».

Tanto da poter tornare a fare concerti presto?
«Ma lui cantava già qua da noi in reparto!».

Come?
«Abbiamo ascoltato quasi tutti i suoi inediti. Ha fatto amicizia con tutti, con gli infermieri e con i sanitari. Eravamo il suo pubblico. Si è legato molto a me e a Catia Romagnoli, che è il capo del personale di Villalba. È stato una sorpresa».

In che senso?
«Non lo conoscevamo, lui ha scelto Villalba. E all’inizio eravamo un po’ intimoriti. Cosa ne sai delle star? Spesso ti trattano come servo, non pensano che offri dei servizi. Ma ora posso dire che Vasco è il paziente perfetto. Ha subito tutto ciò che abbiamo proposto senza nemmeno brontolare. Le star spesso sono difficili e capricciose. Lui non è nulla di tutto ciò. E’ intelligente, è vero, verissimo. Ma è soprattutto umano».

Però è stato un assedio.
«Una volta un fan stava quasi per intrufolarsi in camera, ma non ce l’ha fatta. Abbiamo cercato di garantirgli il massimo della privacy, penso ci siamo riusciti. Non è semplice stare per due mesi in una camera solo con un grande stereo e una tv...».

Quindi Vasco-paziente si è comportato bene?
«Benissimo, sono state giornate strepitose. Al massimo fumava le sigarette elettriche Blasco o faceva qualche clippino su Facebook... E ora che sta meglio e, diciamo, è in un periodo di convalescenza, per noi è sempre una festa quando viene a trovarci».

Come avete reagito all’arrivo dei media e dei fan?
«Abbiamo cercato di fare il possibile. Il Gruppo Villa Maria ha messo a disposizione tutte le strumentazioni, un giorno abbiamo portato anche Vasco a fare esami a Villa Maria Cecilia a Cotignola. E ora che è praticamente guarito ripenso a quei giorni, di cure ma anche divertenti. E ci ha riempito tutti di regali, dobbiamo ringraziarlo davvero».

Villalba fa parte di un grande network del gruppo Sansavini, avete in dotazione una Tac tra le più avanzate al mondo.
«E’ una Tac speciale a 640 strati: il massimo, in media, sono 125. E Vasco è stato il primo a usarla. Inconsapevole, forse, ma è stato il primo. E per questo possiamo anche dire che, dopo due Tac Pet, abbiamo una certezza: Vasco non ha il tumore».

E ora?
«Andiamo alla Scala. Sabato. Ci ha invitati lui: eccola, la disponibilità. Vasco è prima di tutto un generoso. Questo lo dimostra».

Valerio Baroncini