Bologna, 7 aprile 2012 - E’ MORTO ieri a mezzogiorno al policlinico di Parma Giuseppe Campaniello, l’artigiano di 58 anni di origine casertana residente a Ozzano che si è dato fuoco al’interno della propria auto il 28 marzo in via Paolo Nanni Costa, davanti agli uffici delle commissioni tributarie. Nello scorso novembre la commissione provinciale aveva respinto i suoi ricorsi contro le contestazioni dell’Agenzia delle entrate per i redditi dal 2005 al 2007 e, nel giorno in cui il muratore ha commesso il suo gesto estremo, in tribunale era fissata un’udienza nel corso della quale l’avvocato del 58enne ha patteggiato una pena di 5 mesi e 10 giorni per reati fiscali relativi ai medesimi accertamenti. Le condizioni di Campaniello erano apparse subito disperate, nonostante un giovane rumeno e un vigile urbano si fossero prodigati per spegnere le fiamme che lo avvolgevano. Subito trasferito dall’ospedale Maggiore al centro grandi ustionati di Parma, l’artigiano ha lottato tra la vita e la morte fino a ieri. Sull’episodio il pm Massimiliano Rossi ha aperto nei giorni scorsi un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di istigazione al suicidio, una iscrizione ‘tecnica’ per consentire di compiere eventuali accertamenti.


ERA preparata a questo epilogo?
«Fin dall’inizio mi è stato detto che la situazione era molto grave — spiega Tiziana Marrone, rimasta vedova di Giuseppe Campaniello dopo 27 anni di vita insieme — ma la speranza che non accadesse l’irreparabile c’era sempre».

Pensa che da questa tragedia possa venire qualcosa di positivo?
«Spero che il gesto di mio marito non sia vano. Al di là di quello che posso fare io in prima persona in futuro, pregherei le Istituzioni di fermarsi di fronte alla morte di persone che sacrificano la propria vita per queste circostanze».

Crede che accadrà?
«Temo che questa gente non si fermi davanti a nulla e che a loro non importi nulla di quello che sarà della mia vita dopo il funerale. Vorrei che andassero a guardare quanti soldi ci sono nei miei conti correnti, è facile perché non ho soldi in Svizzera, e che vedessero la casa in cui abbiamo abitato io e Giuseppe».

La vicenda di suo marito però ha scosso molte coscienze.
«Lui ha sacrificato la sua vita per un’ingiustizia che non riguarda un singolo cittadino ma tutti quanti. In questo Paese i poveri pagano per tutti e rimarranno sempre poveri. Vorrei che le Istituzioni e i politici che hanno spesso parole quando è avvenuto il fatto non utilizzino questa tragedia solo per tornaconto elettorale, per farsi belli e ottenere qualche voto. Al funerale di mio marito vorrei vedere il signor Befera (il direttore dell’Agenzia delle entrate, ndr) e la signora che ha seguito le pratiche delle tasse di Giuseppe».

Perché?
«Perché la vita di una persona non vale una cartella esattoriale. Il Governo in questo modo dice: per noi non contato le persone ma le cifre. Bisogna fare qualcosa, perché la gente è stanca non di vivere ma di sopravvivere. Dietro, ci sono le persone e quando vedo qualcuno che chiede l’elemosina in strada col cappello teso vedo anche il mio possibile domani».

Chi era Giuseppe Campaniello?
«Una brava persona, semplice e degna di rispetto. Chi lo ha conosciuto lo sa bene e sa che se avesse avuto i soldi avrebbe saldato dopo la prima lettera. Non gli hanno dato il tempo nemmeno di riflettere, ha trovato un muro di gomma. Evitiamo che accada di nuovo. Alcuni in questi giorni mi hanno scritto dicendo che si trovano in quella stessa condizione e pensano di fare come Giuseppe».

Dalle Istituzioni ha avuto qualche sostegno?
«Mi sono stati vicini soltanto la Cna e il sindaco di Ozzano. Loro hanno pianto per mio marito. Li ringrazio per quello che hanno fatto per me, standomi vicini. Poi si vedrà».

Lei appare sfiduciata, oltre che arrabbiata.
«L’episodio di mio marito non ha scosso solo l’Italia. La notizia è arrivata fino in America e penso che questo dovrebbe far vergognare i nostri politici. Vadano a vedere chi ruba davvero invece di infierire contro un poveretto. Mio marito non meritava questo».

di Enrico Barbetti