Bologna, 24 aprile 2012 - E’ STATA recuperata ieri pomeriggio verso le 15 la salma dell’ingegnere e professore universitario Alberto Caprara, 44 anni, del quale si erano perse le tracce da sabato lungo le pendici del Corno alle Scale (Lizzano). Il corpo senza vita del cattedratico dell’Alma mater residente a Sasso Marconi era stato avvistato verso le 19 di domenica nel Canale dei Bolognesi a circa 1.700 metri di quota a monte del rifugio Segavecchia sulla parete est del Corno, ma il suo recupero non è stato possibile a causa delle proibitive condizioni atmosferiche. La bufera di neve è continuata fino a metà del pomeriggio di ieri quando il maltempo ha concesso una brevissima tregua permettendo l’intervento dell’elicottero del soccorso alpino - 118 decollato dalla base modenese di Pavullo nel Frignano. Mauro Ballerini, responsabile dei soccorsi del Corno, racconta così le concitate fasi dell’operazione: «Il velivolo è atterrato sul campo sportivo di Lizzano e siamo saliti a bordo in quattro tecnici. Approfittando di un momento favorevole, abbiamo sorvolato la zona e individuato il punto dove giaceva il corpo parzialmente coperto dalla neve. Con una manovra piuttosto difficoltosa — continua Ballerini — siamo stati calati col verricello. Abbiamo recuperato a bordo la salma e l’abbiamo trasportata alla base di partenza».

I CARABINIERI del comando compagnia di Vergato, che si erano prodigati nelle ricerche con i colleghi della caserma di Lizzano, con lo stesso soccorso alpino, Forestale, protezione civile e squadre cacciatori, hanno fatto trasferire la salma, su disposizione dell’autorità giudiziaria all’Istituto di medicina legale di Bologna. E’ grande lo stupore per la tragica fine di Alberto Caprara, un uomo che frequentava assiduamente il comprensorio del Corno e che affrontava le scalate con tutte le cautele del caso, a cominciare dall’equipaggiamento. Non a caso, era stato proprio lui, assieme ad alcuni amici, a battezzare col nome di Canale dei Bolognesi la ripida scalata sulla quale ha trovato la morte dopo un volo, sostengono i soccorritori, di alcune centinaia di metri. Lo sgomento per la morte dell’ingegnere traspare dalle parole del presidente del Cai bolognese, Vinicio Ruggeri, che parla anche a nome dei soci: «L’incidente che ha coinvolto l’amico Alberto è certamente gravissimo, ma fa seguito ad altri due accaduti lo scorso inverno nella stessa zona. E domenica, a Badolo, un giovane è rimasto ferito in una caduta durante una lezione di arrampicata. Ricordiamo a tutti che la montagna, anche quella dietro casa che conosciamo palmo a palmo, deve essere considerata un terreno pericoloso, non protetto e mai uguale a se stesso. Raccomandiamo di valutare con attenzione il rapporto fra le proprie condizioni, preparazione fisica e attrezzature».

Giacomo Calistri

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