Bologna, 1 giugno 2012 - L’ENNESIMA inchiesta della Procura si abbatte come un macigno sul reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Bentivoglio. Un reparto da tempo nella bufera per altre indagini e per due inchieste amministrative aperte dall’Ausl e dalla Commissione nazionale sui casi di malasanità.
Stavolta il pm Claudio Santangelo ha inviato 4 avvisi di garanzia con l’accusa di omicidio colposo ad altrettanti ginecologi per il decesso di Valentina Punzo, morta a soli 37 anni per un tumore all’utero. Il decesso della donna, postina a Castel Maggiore, risale al 21 agosto 2008, ma solo di recente c’è stata la svolta nell’inchiesta. Il pm nei giorni scorsi ha infatti inviato gli avvisi, dopo il deposito di una consulenza in cui i periti denunciando negligenze e omissioni a carico dei camici bianchi.

I FATTI. Valentina Punzo, separata e con un figlio (che oggi ha vent’anni), inizia ad avere emorragie nel 2007 e si rivolge prima alla propria ginecologa, poi al pronto soccorso di Bentivoglio. Nell’aprile 2007 due medici di Ginecologia (oggi indagati) tentano di farle un esame ambulatoriale, l’isteroscopia, senza però riuscirci proprio a causa del sangue. Inspiegabilemente, la cosa non li preoccupa e non fanno alla paziente il pap test. Successivamente, nel luglio 2007, la donna è sottoposta a un esame istologico e si scopre la verità: tumore al collo dell’utero. Si decide perciò di operare e l’intervento viene eseguito il 5 settembre 2007. A Valentina Punzo viene esportato da altri due ginecologi di Bentivoglio l’utero, ma non le ovaie.

La paziente non guarisce. Anzi, continuano dolori atroci e emorragie. Lei e i familiari a quel punto si rivolgono al Sant’Orsola, dove nel novembre 2007 si esegue un altro intervento. Ormai però è troppo tardi, le metastasi sono estese. Valentina muore l’agosto successivo, per edema polmonare. Secondo i periti, il pap test avrebbe permesso una diagnosi precoce e, in seguito, l’intervento fu sbagliato perché bisognava asportate anche le ovaie. Fu proprio Valentina Punzo a sporgere denuncia nel dicembre 2007, per lesioni. Dopo il decesso, la famiglia ne ha presentata un’altra tramite l’avvocato Marco Falchieri. L’indagine, affidata inizialmente a un altro magistrato, ha avuto un cammino difficile. Oggi i familiari vogliono la verità: «Chiediamo giustizia — dice Cinzia, la sorella di Valentina —, se qualcuno ha sbagliato deve pagare, anche perché mia sorella ha sofferto tantissimo». «Era amata e benvoluta da tutti — aggiunge il cognato, Massimo Fagnoni — perché era una postina buona e disponibile con tutti».  

di Gilberto Dondi