Bologna, 2 giugno 2012 - HA RESPINTO tutte le accuse il bolognese Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm arrestato martedì e interrogato ieri dal gip di Milano Cristina Di Censo. Ponzellini, che si è anche dimesso da presidente da Impregilo, ha risposto a tutte le domande per oltre tre ore. Il banchiere è finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della procura milanese che riguarda finanziamenti sospetti da parte di Banca popolare di Milano, sponsorizzati anche da politici, e presunte mazzette per 5,7 milioni di euro. Per Ponzellini l’accusa è pesante: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.

 

Indagati con lui sono anche Antonio Cannalire, factotum del banchiere, Francesco Corallo, titolare della società del gioco d’azzardo Atlantis-BpPlus (al momento latitante), l’ex braccio di Giulio Tremonti e deputato del Pdl, Marco Milanese, l’ex direttore generale di Bpm, Enzo Chiesa, e il commercialista bolognese di Ponzellini. Per il pm, sarebbero stati così concessi finanziamenti a «soggetti privi dei requisiti essenziali», cioè le necessarie garanzie. L’accusa più grave per Ponzellini è di aver concesso 150 milioni di euro ad Atlantis per comprare le nuove slot machine in cambio (secondo la Procura) di una mazzetta da oltre un milione. Non solo: avrebbe anche fatto approvare altri finanziamenti a fronte delle sponsorizzazioni di politici quali gli ex ministri Paolo Romani, Aldo Brancher e Ignazio La Russa e i parlamentari Daniela Santanché e Alfredo Messina.

 

PONZELLINI, difeso dagli avvocati Marco Zanotti e Antonio Franchini, si è però difeso strenuamente portando con sé documenti. Al termine dell’interrogatorio è poi uscito senza che i cronisti, tenuti lontani dai carabinieri, si potessero avvicinare. E l’avvocato Zanotti, in seguito, ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni.
Stando però alle poche notizie che filtrano, Ponzellini avrebbe respinto l’accusa-madre, quella su Atlantis, spiegando che la società era cliente di Bpm dal 2005, cioè 5 anni prima del suo arrivo. «Il finanziamento peraltro — ha aggiunto — era non solo vantaggioso per la banca, ma anche supergarantito, infatti ora sta rientrando. Lo screening su Corallo, peraltro, venne fatto dalla banca quando era stato prosciolto da tutte le accuse». Le mazzette? «Mai presa una», ha risposto seccamente Ponzellini. Quanto ai politici e le sollecitazioni, il banchiere ha spiegato che «quei finanziamenti alla fine non furono mai concessi». Ora la parola passa al Riesame.

di GILBERTO DONDI