Bologna, 27 giugno 2012 - ESAMI agli sgoccioli per gli studenti di quinta superiore, ma anche per chi, anagraficamente parlando, la maturità su carta dovrebbe averla archiviata da tempo. Succede a Imola, dove sui banchi per le prove di maturità si è seduto Giacomo Petralia, 85 anni suonati lo scorso 20 maggio.

Bolognese d’adozione, originario di Capizzi (Messina), separato e con due figli, ex artigiano e muratore, Petralia sta sostenendo la maturità come studente-privatista all’istituto professionale per i servizi socio sanitari Cassiano di Imola, dove cercherà di conquistarsi il diploma di dirigente di comunità. Archiviate le prime tre prove scritte, oggi per lui sarà la volta dell’esame orale davanti a una commissione di sette componenti e per non farsi mancare nulla è anche «il primo della mattinata. Così mi dovrò svegliare alle cinque per essere a Imola alle otto», spiega. Età a parte, se non altro impressionerà la commissione per il look impeccabile che ha sfoggiato agli scritti, lontano anni luce dai ‘compagni’ di maturità. Per lui niente bermuda e sandali per un’occasione importante come l’esame, ma pantalone lungo con la piega e giacca nonostante le temperature africane. E dopo qualche bocciatura, chissà che questa non sia la volta buona per riuscire a iscriversi all’università, suo grande sogno.

Signor Petralia, è agitato per la prova orale? 
«No, sono abbastanza calmo. Ormai sono avvezzo a questi esami, anche se non puoi dire gatto finché non l’hai nel sacco. Comunque sto ripassando, mentre faccio le faccende di casa. Sa, vivo solo e faccio tutto».

Già e allora come mai questa voglia di diploma?
«Lo faccio per me stesso e perché ho un sogno: voglio proseguire gli studi, fare l’università e riuscire a ridurre l’uso di farmaci nella popolazione. E perché no, suggerire anche una buona riforma sanitaria che consenta di risparmiare qualcosa».

Quale è stato il suo percorso di studi?
«In Sicilia ho fatto fino alla terza elementare perché all’epoca o andavi a scuola o facevi il garzone per riuscire a mangiare».

E come è arrivato fino alla quinta superiore?
«Quando ero nei militari, poco più che ventenne, fui mandato in fanteria prima Bari e poi in provincia di Gorizia. Là un mio superiore mi spronò a prendere la licenza elementare, cosa che feci di nuovo anche da ‘civile».

Poi?
«Mi sono sposato e trasferito a Lugo, infine a Bologna da solo. Tra il 1986 e il 1988 ho seguito le tre classi medie con i corsi serali. Poi nel 1996 mi sono iscritto alle superiori, sempre come privatista».

Il percorso è stato lungo...
«Certo, ho avuto anche dei lutti, i problemi di tutti che non sempre si conciliano con lo studio che tra l’altro ha anche i suoi costi fatto da privatista. Lo ammetto, qualche volta sono stato anche bocciato e la maturità l’ho provata in diverse città».

Cosa vuol fare ‘da grande’?
«Di sicuro mi iscriverò all’università. Penso Medicina ma non so ancora. Sono un autodidatta delle cure alternative e dell’omeopatia da trent’anni, sono guarito da solo senza l’uso dei farmaci ed è questo che voglio far capire alla gente.Per esempio? Per abbattere il colesterolo alto ho usato succo di limone, per l’anemia quello di pomodoro. E per la prostata, olio di germe di grano».

Che traccia ha scelto nella prova di Italiano?
«Il tema sui giovani. Bisogna investire su di loro, anche se il debito pubblico è quello che è. Non si possono lasciare i ragazzi senza un lavoro».

Cristina Degliesposti