Bologna, 13 agosto 2012 - LIBERALIZZARE le droghe? Sì, perché così «si riduce il danno». Parola di Vasco Rossi, il rocker dalla "Vita spericolata" che apre il dibattito dalla sua pagina Facebook. Una soluzione che viene però bocciata in toto da un pm esperto di droga, il procuratore aggiunto Valter Giovannini, per sette anni alla Dda, che in passato ha indagato su spacciatori grandi e piccoli e consumatori di ogni estrazione sociale, dai colletti bianchi consumatori di cocaina fino agli schiavi dell’eroina.
«Le mie riflessioni — risponde Giovannini, contattato al telefono —, frutto solo di esperienza professionale, non sono e non vogliono essere una risposta alle parole di Vasco Rossi, non fosse altro perché le opinioni di un magistrato, salvo rari casi, raggiungono un numero di persone ovviamente non paragonabile ai milioni di fans di una rockstar».

VASCO aveva spiegato così la sua teoria: «La liberalizzazione sarebbe una soluzione che toglierebbe molti problemi, come la piccola criminalità e le carceri piene di detenuti. E’ la cosiddetta ‘politica della riduzione del danno’. Che non risolve magicamente il problema ma, come in tutti i problemi della vita, si cerca di ridurre i danni delle disgrazie che capitano!...che non si possono evitare (né prevenire!) Tutte!».
Ma Giovannini non è d’accordo: «La cosiddetta ‘riduzione del danno’ — riflette — secondo me in parte ancora risente di una superata impostazione normativa e culturale che divideva le droghe in leggere e pesanti. Oggi non solo la legge penale, che peraltro non punisce il consumatore, ma soprattutto la chimica ci impone il superamento di una simile concezione. Il principio attivo, indotto con additivi sintetici, dell’hashish e della marijuana é dieci, venti volte superiore a quello ottenibile in natura fino a pochi anni fa. Non bisogna pensare — aggiunge — solo agli effetti che alterano enormemente la percezione individuale con danni per effetti accumulo, per l’organismo del consumatore, ma ai rischi enormi per gli altri qualora, sotto l’azione di un così potente principio attivo, il consumatore si ponga ad esempio alla guida di un veicolo».

Coincidenza vuole che, qualche anno fa, proprio Giovannini (con il collega Lorenzo Gestri) si occupò dell’inchiesta che vide indagato per spaccio Danilo D’Alessandro, detto ‘Roccia’, il bodyguard di Vasco. E il cantante fu sentito dai pm come persona informata sui fatti. «E’ ovvio che l’uso e l’abuso di droghe é vecchio quanto la storia dell’uomo — conclude il magistrato —, tuttavia mai la società é stata così complessa e interdipendente nelle sue componenti come oggi. Ciascuno di noi, nel suo ambito, ha delle responsabilità, piccole o grandi, e per quel che mi riguarda insisto su prevenire, ancora prevenire, e reprimere i fenomeni criminali. Solo riducendo enormemente il consumo di droghe e alcol - spesso assunti insieme - si avrà più rispetto per se stessi e quindi anche per gli altri. E’ ovvio infine che ogni legge si può modificare, ma l’interdipendenza del sistema imporrebbe in ogni caso iniziative a livello mondiale».

Il dibattito resta aperto. Ieri c’è stato anche un ‘vivace’ scambio di battute, sempre via web, fra Vasco e Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga di Palazzo Chigi. Visioni antitetiche, frecciate reciproche. In attesa dei prossimi clippini.

 

di Gilberto Dondi