Bologna, 13 settembre 2012 - Volete fare una risonanza magnetica perché avete problemi di cervicale? Meglio evitare Bologna. Al momento di fissare l’esame vi sentireste dire: «Ripassi pure fra tre anni».
La sanità alle prese con la tortuosa spending review, la revisione dei costi, (ri)scopre il fiume carsico delle liste d’attesa. Anzi, le liste della disperazione.

 

TORNANDO alla prestazione dell’altro giorno: il paziente, un bolognese di 58 anni, è stato rinviato a tre anni e un po’, per la precisione 1.113 giorni. L’attonito cittadino, che con il mal di testa proprio non riesce più a stare, dovrà farsene una ragione, dal momento che dal 10 settembre s’è visto proiettato all’équipe radiologica dell’ospedale Maggiore di Bologna al 29 settembre, ma del 2015. Leggere lo statino qui accanto per credere. Non si tratta del primo caso. Perché le radiografie avrebbero bisogno loro stesse di un’iniezione curativa.

 

LANFRANCO Ceci, un altro bolognese, è senza parole: «Mi sono recato al Cup per prenotare una risonanza magnetica al rachide cervicale. Prima disponibilità 21/04/2015. Avete capito bene: quasi 960 giorni di attesa». Non va meglio per una mammografia. Esempio certificato: una giovane donna necessita di una mammografia bilaterale, la richiesta arriva dal medico di base. In città (al Bellaria e al policlinico Sant’Orsola-Malpighi) non è possibile prenotare, perché l’agenda è chiusa. Tecnicamente significa che non si accede al servizio, tanti saluti. I primi tre posti disponibili? Il 30 agosto 2013 a Vergato, in appennino; oppure il 24 gennaio 2014 a Bazzano o il 12 giugno 2014 a San Giovanni in Persiceto.

 

RESTA inteso un dato: pagando, si può ottenere la prestazione anche domani. Nello stesso ospedale dove poi ci si ritroverebbe con la mutua nel 2015. Ed è quantomeno singolare nel capoluogo di regione, che ospita anche i principali ospedali della nostra area. Nel 2002 in Emilia-Romagna ci sono state 60 milioni di prestazioni specialistiche, nel 2011 sono arrivate a 80 milioni.

 

L’assessore alla sanità Carlo Lusenti, a una tavola rotonda dove gli si chiedeva come risolvere l’annosa questione, se l’era cavata con un altro interrogativo: «Ma è più importante il tempo di ogni prestazione o invece la misurazione dell’accessibilità, della continuità delle cure, dell’appropriatezza della prescrizione e della gestione appropriata della domanda?».
 

di Valerio Baroncini

 

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