Bologna, 16 settembre 2012 - Lunedì 10 settembre 2012 Buckingham Palace ha diramato la notizia: a Corte piangono la scomparsa di Monty, il cane della regina Elisabetta. Mario Cervi su ‘il Giornale’ difende le lacrime regali, mentre afferma che resta sempre il tempo per riflettere sulle miserie del Biafra. Da anni il TG2, ogni santo giorno, dedica ampio spazio agli animali, mentre non risulta analoga attenzione per l’infanzia che muore di fame. Fa impressione notare, sulla pista ciclabile Dobbiaco-Lienz, il forte aumento dei cani ciclotrasportati al posto dei bambini. È certamente apprezzabile l’impegno cinofilo dell’ex ministra Brambilla.
 

Come è doveroso riconoscere la sensibilizzazione al rispetto degli animali promosso dalla miriade di associazioni animaliste, in particolare dall’Ente nazionale protezione animali, che annovera tra i fondatori anche Giuseppe Garibaldi. Ciò che preoccupa è l’emergere di una concezione antropologica che tende a cancellare qualsiasi confine tra persona e animale. Solo l’uomo è ‘persona’, cioè un soggetto sussistente di natura razionale, esistente in sé e per sé, dotato di un corpo materiale, ma anche di uno ‘spirito’ immateriale, che lo rende autocosciente, intelligente, libero, responsabile. Solo l’uomo può dire «io», perché è in grado di autocomprendersi come ‘soggetto’, capace di relazione, di comunione, di dialogo interpersonale. Per questo, l’uomo è diverso dagli animali e possiede una dignità che deriva dal suo essere fatto a immagine e somiglianza di Dio.
 

PERTANTO – come dice don Mazzi – il tentativo di dare una personalità agli animali è assurdo e diventa perfino ridicolo nelle sue forme. Gli alberghi canini a 5 stelle, le gabbiette climatizzate, i pasti preparati da chef specializzati, gli abitini all’ultima moda, rischiano di condurci nelle nebbie dell’irrazionale. Il Catechismo della Chiesa cattolica (cf. nn. 2415-2418) afferma che Dio ha consegnato gli animali all’uomo, perciò è lecito che egli se ne serva per provvedere alle sue necessità.

Le sperimentazioni mediche e scientifiche sono accettabili se rimangono dentro limiti ragionevoli. Pertanto è lesivo della dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e abusare della loro vita. Ma è pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate a sollevare la miseria umana. Certo, dobbiamo essere benevoli verso i nostri cani e i nostri gatti, perché sono creature di Dio, ma solo l’uomo è capace di un amore consapevole. La solitudine può essere solo alleviata dalla presenza di un animale affezionato, non vinta. Ciò che occorre è una rinascita spirituale che restituisca all’uomo la sua capacità di «amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stesso». La testimonianza di San Francesco lo dimostra.

Mons. Ernesto Vecchi