Bologna, 19 settembre 2012 - Altro che America. I sogni, al giorno d’oggi, si realizzano in Oriente. Lontano anni luce da un’Italia che purtroppo a molti giovani offre solo disoccupazione e insicurezze. Basta guardare negli occhi questo piccolo uomo di 23 anni per capirlo.

Certo, sarà il tempo a dire se lui, Alessandro Fergnani, ossa e sangue bolognesi doc, ha avuto ragione a puntare tutto sulla Cina, ma intanto a Shanghai, a novemila chilometri dalle Due Torri, sta trasformando in realtà i suoi desideri: diventare un uomo d’affari e sfondare nel mondo dello spettacolo, dove è già una piccola star. “Tutto grazie — racconta — al successo che ho avuto partecipando a un popolarissimo reality show seguito da milioni di persone. Mi riconoscono anche per strada...” (guarda i video cliccando qui).

Ad Alessandro le porte della Cina si sono aperte con l’Expo del 2010, il mega-evento di Shanghai che ha catapultato ovunque la forza economica del Dragone. Bologna fu tra i protagonisti, con uno stand dove nei sei mesi di apertura la città presentò i propri punti di forza a 73 milioni di visitatori.

«Studiavo Lingue all’Alma Mater — riprende Fergnani —, il cinese e il kung fu erano la mia passione. Chiesi di poter lavorare qualche mese nel padiglione e mi fu data questa possibilità, un’occasione unica per migliorare la lingua. Non smetterò mai di ringraziare l’Università. Controllavo che nello stand tutto fosse a posto». Una svolta: «In quei mesi mi sono innamorato ancora di più dell’Oriente, mia passione fin da bambino: ho sempre letto Manga, praticavo kung fu, sognavo di partire per la Cina e il Giappone. Finita l’Expo sono tornato in Italia e ho detto ai miei genitori che ridecollavo per Shanghai». Sogno: restare lì. «Ho dato un taglio col passato — continua —, mi sono ritrovato solo, con poche conoscenze, senza casa. Certo, un aiuto i miei me l’hanno dato, qualche contatto l’avevo, col cinese me la cavavo, i primi tempi mi sono arrangiato in uno studentato e ho trovato lavoro come barista, per mantenermi».
 

INTANTO è partito il progetto a lungo raggio. Duplice. Farsi largo nell’economia e nello spettacolo. «Un obiettivo era il cinema cinese. I film di kung fu. Ma purtroppo è un settore che non tira molto a Shanghai e così, senza farmi tanti problemi — sorride Alessandro —, ho partecipato a provini tv. Sono occidentale, so la lingua, ero pronto a tutto...». Detto, fatto. Il ragazzo è diventato un ‘prezzemolino’ nei talk show, genere che va alla grande in Cina. Si discute su ogni cosa, e tutto fa brodo, compreso il punto di vista occidentale. Palcoscenico principale, Dragon tv, emittente nazionale di Shanghai. A maggio, la svolta: «Mi hanno chiamato in un reality, simile a quelli della De Filippi. Si intitola One out of one hundred, in pratica uno su cento: giovani che si corteggiano fra loro per poi fidanzarsi».
 

SARÀ stato per la pelle bianca, il kung fu, il fascino italiano, l’ottimo cinese e chi più ne ha più ne metta, ma alla fine Alessandro ha sfondato, ha partecipato ai tre mesi dello show, è stato visto da milioni di persone («alcuni video da oltre cento milioni...»), si è fidanzato con una ragazza e «mi hanno chiamato come special guest in un altro show». Soldi pochi, anzi quasi zero a parte qualche rimborso spese, ma popolarità tanta.

«Su Weibo, popolarissimo social network cinese, ho milioni di contatti...». Ma non c’è solo questo nella Cina di Fergnani. «Conosco le lingue, anche l’inglese — spiega—, e sono consulente di un’agenzia investigativa che aiuta chi vuole fare business in Cina. Ho conosciuto diversi uomini di affari, sto facendo esperienza e voglio mettermi in proprio». Come dire: avanti tutta. Ma com’è la vita in Cina? «Intanto — risponde — Shanghai non è la Cina, questa è una metropoli... Le differenze, nella vita quotidiana, sono tantissime, basta pensare alla burocrazia. Qui se non paghi una bolletta ti staccano subito la luce... Ora ho affittato una casa e ho subaffittato una stanza a un’altra persona. Continuerò qui la mia vita. Anche perché in Cina sto facendo quello che non potevo fare in Italia».

Matteo Naccari