Bologna, 7 ottobre 2012 - Care studentesse, cari studenti dell’Alma Mater, che state per iniziare il primo anno di Università, quale benvenuto a chi è sulla soglia di una scelta che segnerà la sua vita personale e professionale? Cosa aggiungere a quanto già tanti vi hanno augurato, suggerito, raccomandato? Il momento presente vi trasmette segnali più duri che benauguranti: la frustrazione di vivere in un mondo che non dipende da voi e che quindi non sentite come vostro, e l’ansia per un futuro incerto e addirittura avverso.

 

Ma – ed è per questo che vi scrivo – a voi appartiene un’altra realtà dentro e davanti a voi, un altro modo di vivere possibile, un altro mondo che può dipendere da voi soltanto: perché voi avete il futuro nel sangue.
Io credo che nella situazione in cui oggi versa il Paese, mentre si innestano nuove dinamiche generazionali, mentre — giocando al caos — tutti incolpano tutti: io credo che in un simile momento sia necessario con saggezza e realismo ripensare la tavola dei diritti e dei doveri.

 

Vostro è il diritto di incontrare professori bravi, frequentare aule, biblioteche e laboratori adeguati, disporre di spazi associativi; essere rispettati come persone e non trattati come clienti; poter vivere importanti esperienze di studio all’estero; essere messi in contatto col mondo del lavoro; avere piena cittadinanza a Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini e in particolare a Bologna, città ahimè costosa per voi, ma che proprio grazie a voi può vantare un invidiabile saldo anagrafico, culturale ed economico. Anche per questo nell’ultimo triennio le tasse non sono aumentate, e confido che così possa essere anche per il prossimo futuro, contribuendo per quanto ci compete alla concreta applicazione dell’articolo 34 della Costituzione sul diritto allo studio.

 

E poi i doveri: parola che ormai facciamo fatica a declinare, in questo Paese, e che sembra espunta dal lessico individuale e collettivo, morale e civile. Ma proprio voi avete la forza per ridare dignità e smalto alla parola dovere. Il dovere di studiare, cioè di applicarvi con passione: per voi e per il vostro orgoglio; per le vostre famiglie e per il loro orgoglio; e anche per la vostra Università: perché la bravura di tutta la comunità — docenti, tecnici, studenti — si traduce in un successo per tutta l’istituzione universitaria. E poi il dovere di segnalarci quello che non funziona o che potrebbe funzionare meglio; il dovere di riconoscere l’impegno e la disponibilità di tutto il personale che da anni opera in condizioni sempre più difficili; il dovere — lo ricordo a quelli iscritti e residenti a Bologna — di prendersi cura di questa straordinaria città che da secoli è, per eccellenza, la città degli studenti. Per poter rivendicare con voce più forte i vostri diritti gioverà riprendere e isolare chi la deturpa piuttosto che essere additati tra coloro che contribuiscono al suo degrado. Siete la principale ricchezza di Bologna e delle città di Romagna che vi ospitano; non fornite pretesti per negare questa indiscutibile verità.

 

Questo Paese, così martoriato politicamente ed economicamente, e così rinunciatario nei confronti di quel valore primario che è la cultura, è e dovrà essere il vostro Paese; per renderlo migliore, noi abbiamo bisogno di voi non meno di quanto voi abbiate bisogno di noi. Non cercate di essere migliori degli altri; cercate di essere migliori di voi stessi. E non cercate nuovi fini: il fine siete voi.
Questo augurio, in forma corale, vorrei rivolgervi personalmente il 17 ottobre alle ore 11 nell’Aula Magna di Santa Lucia insieme al Sindaco di Bologna e, via streaming, nelle sedi romagnole insieme ai Sindaci e agli amministratori di Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini. Sarà con noi anche Alessandro Bergonzoni.
 

di Ivano Dionigi, Rettore dell’Alma Mater Studiorum