Bologna, 29 ottobre 2012 - Mobilità confermata per i 309 dipendenti del gruppo La Perla dopo l'incontro di oggi tra sindacati e proprietà, ma "l'azienda ha fatto un'apertura alla trattativa per la cassa integrazione", afferma il segretario generale di Filctem-Cgil, Giacomo Stagni. Il sindacalista ne parla durante il corteo delle lavoratrici dell'azienda, partito da piazza XX settembre con oltre 300 partecipanti che hanno poi dato vita a un'assemblea pubblica al teatro Galliera in via Matteotti. "Domani e dopodomani avremo degli incontri per trattare sul contenuto del nuovo piano industriale" dice Stagni, "perché quello attuale è sbagliato, e non è sufficiente a tutelare impiego, la professionalita' dei lavoratori e la qualita' di questo marchio".

La richiesta dei sindacati è che La Perla rinunci alla messa in mobilita' in favore di nuovi ammortizzatori sociali, ma soprattutto serve un nuovo piano industriale che, per rilanciare effettivamente il marchio, verta su tre punti, continua il segretario della Filctem: il primo è "l'apertura di nuovi negozi, soprattutto nei paesi emergenti che apprezzano la qualita' dei nostri prodotti e hanno un mercato capace di assorbire la produzione. Il secondo e' che la proprieta' trovi un nuovo partner di minoranza, come hanno dichiarato di voler fare, per trovare nuove risorse". Il terzo invece e' il piu' importante, conclude Stagni: "Tutelare e difendere la professionalita' delle lavoratrici, che e' il vero punto di forza di questo marchio. Saremo molto vigili per far si' che queste richieste siano rispettate".

All'assemblea pubblica sono presenti Graziano Prantoni, assessore provinciale alle Attivita' produttive, Matteo Lepore, che nella giunta di Palazzo D'Accursio ha la delega alle Relazioni sindacali, e Patrizio Bianchi, assessore al Lavoro regionale. Per Prantoni "se venissero confermati i 309 esuberi sarebbe un dramma non solo per le lavoratrici ma per tutta Bologna, perché il tessuto produttivo locale adesso come adesso non sarebbe in grado di riassorbirle".

Lepore attacca: per lui la crisi del marchio dell'intimo è stata causata anche da "dirigenti che non hanno saputo fare il loro mestiere", e, in un'ottica di disoccupazione destinata purtroppo a crescere, la lotta per il rilancio de La Perla deve diventare una "lotta di tutta Bologna". Bianchi porta invece l'esempio di Louis Vuitton, un altro marchio del lusso che da qualche anno ha deciso di produrre a Ferrara, "perche' i prodotti italiani sono ancora considerati quelli di maggiore qualita' nel mondo, e questa e' un'attrattiva per i clienti".

Intanto pero' i cartelli e gli striscioni dei manifestanti comunicano tutto il loro disagio e l'inquietudine per una situazione che va avanti da anni. Attraverso diverse tappe, l'azienda ha visto passare il numero dei dipendenti dai 1.170 del 2007, quando la proprietà è passata al fondo americano Jh Partners, agli attuali 600; "e negli anni '90 erano 1.600", ricorda Stagni dal palco del teatro. "Ci avete lasciato senza mutande", recita un manifesto; "Accordi non ne vogliono fare, ci vogliono decapitare", fa eco un altro. Molte operaie hanno un cartello con su scritto "Saro' io l'esubero?", ma in testa al corteo, e nei discorsi delle manifestanti, resta forte soprattutto l'orgoglio: "La Perla: Ferrari dell'intimo" recita lo striscione più grande di tutti.

Fonte: Dire