Bologna, 9 novembre 2012 - Una vera e propria “macchina del tempo” in grado di riportare le cellule staminali e non ad uno stato ancestrale, simil-embrionale, per consentire ai biologi molecolari di “riprogrammarle” e trasformarle in ogni tipo cellulare. Si chiama Reac (Radio electric asymmetric conveyer), configurato come Bio enhancer-neuro enhancer (B.E.N.E.), ed è un convogliatore che produce campi radioelettrici a bassissima intensità. Per la prima volta la riprogrammazione delle cellule adulte è stata ottenuta grazie all`uso di una emissione a bassissima intensità di un campo radioelettrico e non con l’utilizzo di ingegneria genetica o con l’uso di vettori virali.
 

Lo studio è stato condotto dal team di ricercatori guidati da Carlo Ventura, professore di biologia molecolare dell`Università di Bologna ed è stato pubblicato su Cell Transplantation, la rivista americana di medicina rigenerativa: i risultati aprono prospettive senza precedenti, frutto della sinergia fra il laboratorio di biologia molecolare e bioingegneria delle cellule staminali, l`istituto Rinaldi Fontani di Firenze con il suo gruppo di ricerca nell`ambito della medicina rigenerativa e il dipartimento di scienze biomediche dell`università di Sassari.
Il processo di riprogrammazione appena scoperto parte dai fibroblasti, che rappresentano la componente cellulare fondamentale del tessuto connettivo che a sua volta costituisce una parte preponderante di ogni organo e tessuto, spiega Ventura.
 

E dai fibroblasti potrebbe partire un meccanismo “assolutamente generale di riparazione e rigenerazione per organi e tessuti danneggiati dalle più svariate patologie”.