Bologna, 12 novembre 2012 - Bologna chiama, Google risponde: ma per il momento solo con gli avvocati. Il 5 novembre scorso portarono decine di bolognesi ed un puntatore gigante in stile Google Maps sotto le Due Torri; i ragazzi della Web Gang, un quartetto di esperti di 'vita digitale' in salsa petroniana, vollero sensibilizzare l'opinione pubblica cittadina sul tema della sede italiana di Google, ovvero del più celebre motore di rierca online del mondo.

 

Il sogno di una nuova capitale della tecnologia a spese di Milano, dove fino ad oggi ha trovato casa la 'grande G ' californiana. E in questi giorni Google Italia ha mosso la prima reazione ufficiale al tour de force mediatico scatenato dalla Web Gang.  I giovani guidati da Enrico Gallingani, dal 15 ottobre scorso, avevano 'copiato' la grafica della homepage del motore di ricerca in due siti internet (google.bo.it e google.mi.it) studiati per accendere la sfida e far puntare la preferenza della gente dall'una o dall'altra parte. Riuscendo a raggiungere oltre 15mila visitatori unici e corredando il tutto con una pagina facebook che ha raccolto oltre 3.500 fan.

 

Senonchè: «Nonostante avessimo scritto che col sito ufficiale non avevamo a che fare ed anzi amiamo quel marchio — racconta Gallingani —, Google Italia tramite uno studio d'avvocati romano ci chiede di cambiare il nome del dominio web perché potrebbe generare confusione. Obbediamo». A questo punto bisogna decidere il nuovo indirizzo del sito, ed in questo conterà la voce dei fan di facebook che «hanno 48 ore per suggerire un'alternativa».

La battaglia a colpi di puntatori infatti va avanti, se possibile con nuovo vigore, ma l'obiettivo finale della Web Gang è farsi da parte. «Siamo contenti di come sta procedendo l'idea. Ma ora vogliamo capire se davvero c'è la volontà di creare un comitato importante che si impegni a portare qui la sede italiana. Sarebbe un occasione di rilancio economico e sociale enorme e Bologna è perfetta, al contrario della sovraffollata Milano».

Daniele Passeri