Bologna, 27 novembre 2012 - Tutti assolti. A cominciare da Giuseppe Gazzoni Frascara, l'ex presidente del Bologna, accusato di bancarotta per il crac della finanziaria 'Victoria 2000' assieme all'imprenditore ed ex socio Mario Bandiera, titolare di Les Copains, e ai commercialisti Matteo Tamburini e Massimo Garuti.

Ieri, a distanza di quasi dieci anni dai fatti, Gazzoni e gli altri tre imputati sono stati assolti dai giudici del Tribunale perché ''il fatto non sussiste'', con la formula del secondo comma cioè la vecchia insufficienza di prove. Il pm Enrico Cieri aveva chiesto due anni per Gazzoni, sei mesi per Bandiera e i commercialisti.

L'ipotesi di accusa originaria era per tutti bancarotta fraudolenta, per il 'buco' di circa 35 milioni creato dalla società fallita con operazioni attuate per consentire l'iscrizione del Bologna al campionato di serie A 2004/05. Accusa rimasta solo per Gazzoni, perché (per il pm) non pagò i debiti come invece fece Bandiera. Proprio per questo Bandiera ora è accusato 'solo' di bancarotta semplice, cioè colposa, dunque senza il dolo della fraudolenta. Anche per i commercialisti l'accusa era bancarotta semplice. Ma per i giudici nemmeno di quello sono colpevoli. Il reato non sussiste, sono innocenti.

''La vittoria di Victoria - commenta Gazzoni - è anche del Bologna ma soprattutto di Bologna. Abbiamo difeso come potevamo un simbolo che rappresentava tutta la città, e mi dispiace di non aver ancora potuto rimborsare completamente le banche ma un passo in avanti fondamentale per ristabilire la verità è stato compiuto. E adesso all'attacco sul fronte di Calciopoli''.

Per il suo legale, Giovanni Sacchi Morsiani, "c'è massima soddisfazione. Dopo tanti anni di chiacchiere e insinuazione spero che la sentenza possa restituire serenità a Giuseppe Gazzoni Frascara. Lui e gli altri amministratori non hanno commesso reati e una delle cause, se non l'unica, del fallimento di Victoria fu la retrocessione del Bologna in B. Fatto sul quale sono aperti processi. Vedremo se i giudici ne parleranno nelle motivazioni''.

Stefano Biondi

Gilberto Dondi