Bologna, 4 gennaio 2013 - “Non dovevano lasciarlo andare fuori, dovevano chiamarci. La morte arriva per tutti, ma lasciarlo morire cosi’, come un barbone, non e’ possibile, non lo accetto.
Pensare che e’ stato li’ due giorni, a dieci metri dalla porta da cui e’ uscito poi, bastava guardare giu’ dalle scale, si devono vergognare”. E’ infuriata la moglie di Gino Bragaglia, l’anziano che e’ e’ stato trovato morto lungo una scala antincendio del padiglione Albertoni del S.Orsola due giorni dopo essersi allontanato dal reparto di Medicina interna in cui era ricoverato.

“Al S.Orsola ho sempre trovato persone bravissime, ho fiducia nei medici, ma questo non lo accetto. E’ omicidio colposo, omissione di soccorso, quei due sono dei delinquenti, si devono vergognare, spero di non incontrarli”, inveisce la donna riferendosi agli infermieri che erano in servizio la notte in cui suo marito, allontanatosi dalla stanza, ha aperto la porta antipanico che si trova lungo il corridoio della Medicina interna ed e’ sceso lungo la scala, dove poi e’ morto.
 

Non e’ ancora chiara la causa della morte e per capirlo sara’ necessario attendere gli esami istologici eseguiti dal medico legale durante l’autopsia dell’altro ieri. Sulla fronte l’uomo aveva il segno di un trauma (probabilmente e’ caduto lungo la scala), ma bisognera’ capire quanto ha influito il freddo, cosa che la moglie teme molto. Intanto, nel pomeriggio il figlio dell’anziano, Danilo Bragaglia, ha incontrato il direttore generale del Policlinico, Sergio Venturi. “Si e’ scusato, mi ha detto che indipendentemente da come sono andate le cose le negligenze e gli errori sono dell’ospedale e mi ha assicurato che si prenderanno le loro responsabilita’. Almeno a parole e’ stato molto disponibile, ora vedremo”.

Dal canto suo, il figlio dell’anziano spiega che la loro ‘battaglia’ contro l’ospedale andra’ comunque avanti: “Gli ho detto che noi andremo comunque avanti per la nostra strada e faremo tutto cio’ che c’e’ da fare. Io non voglio fare cause a nessuno, ma io e mia madre vogliamo vedere una dimostrazione esemplare da parte dell’ospedale, devono farci capire che riconoscono che l’errore e’ stato loro e noi eravamo nel giusto. In quel caso, siamo disposti a chiuderla subito, ma l’ospedale deve ammettere la colpevolezza in maniera sostanziale ed esemplare”.

Bragaglia spiega poi di aver apprezzato il fatto che, dall’ospedale, abbiano detto che hanno intenzione di andare fino in fondo per chiarire le responsabilita’ dell’accaduto affinche’ un fatto del genere non si ripeta mai piu’. “E’ doveroso che sia cosi’, questa cosa deve essere chiarita in grande stile, affinche’ allerti tutti, uno puo’ non meravigliarsi che una cosa cosi’ accada altrove, ma a Bologna e’ impensabile”.
Tornando ai fatti, Bragaglia si rammarica soprattutto di non essere stato avvisato dal S.Orsola la notte tra il 28 e il 29, quando suo padre ha cominciato ad agitarsi e a scendere dal letto. “Era tranquillissimo quando io e mia madre, verso le 17, siamo andati via dall’ospedale, scherzava con gli infermieri. Se dopo c’e’ stato un problema, perche’ non ci hanno chiamato? Sarei andato io ad assistere mio padre. Era ricoverato li’ per un problema al cuore, ma quella sera ha avuto un problema di testa, perche’ non ce l’hanno detto?”. L’uomo e’ molto perplesso anche per i farmaci che sono stati somministrati a suo padre per sedarlo. “A casa non prendeva nessuna medicina, tranne quelle per il cuore. Mi hanno detto che gli hanno somministrato il Talofen (un ansiolitico, ndr), non ci era abituato, io credo che quei farmaci possano aver influito sul suo stato”.

Dopo l’allerta scattata all’alba del 29 dicembre, anche la Polizia e’ stata interessata nelle ricerche.
L’ospedale ha dato un primo avviso al 113 intorno alle 6 e la centrale operativa ha diramato una nota di ricerche alle ‘volanti’ con una descrizione molto sommaria dell’anziano, come fornita dall’ospedale. Sono stati fatti diversi giri nella zona intorno al Policlinico, spiegano dalla Questura, poi ripetute nel pomeriggio, quando la Polizia aveva in mano molti piu’ dettagli sull’anziano grazie agli elementi forniti dal figlio, che intorno alle 14 ha fatto formale denuncia di scomparsa in Questura.
 

Il posto di Polizia del S.Orsola, sebbene a ranghi ridotti, fanno sapere dalla Questura, era aperto e funzionante sia sabato mattina (il 29) che domenica, ma non e’ stato allertato e coinvolto dall’ospedale nell’immediatezza. Ci hanno pensato le ‘volanti’ dopo che e’ partito l’allarme. Dopo la scopera del corpo (trovato dal figlio il 31), sono stati sempre gli uomini delle ‘volanti’ a eseguire gli accertamenti, a raccogliere le dichiarazioni delle persone coinvolte e poi a inviare la notizia di reato in Procura.

(Dire)