Bologna, 30 gennaio 2013 - Il primario di Oculistica dell’Ospedale Maggiore, Luca Cappuccini, è indagato per falso dalla Procura di Bologna. L’inchiesta, coordinata dal pm Giuseppe Di Giorgio, ipotizza che il medico abbia attestato la sua presenza in ospedale mentre invece svolgeva attività libero-professionale in alcuni poliambulatori privati di Bologna e Rimini, città di provenienza e di approdo di Cappuccini. Il primario, infatti, ha già vinto un concorso come primario di Oculistica dell’Ausl del capoluogo romagnolo, dove è nato 50 anni fa. La sua nomina è dello scorso 28 dicembre ma lascerà il Maggiore per il nuovo incarico il prossimo 4 marzo, una scelta che sarebbe stata dettata dalla necessità di non mettere in crisi l’attività del reparto bolognese.


L’indagine della Procura, condotta dai carabinieri del Nas, è in corso da alcuni mesi, ma è stata preceduta da un braccio di ferro amministrativo tra lo stesso medico e la direzione dell’Ausl. Cappuccini è giunto infatti a Bologna nell’autunno del 2011 dopo avere ricoperto lo stesso ruolo all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia dal 2003, proveniente proprio da Bologna.

"Era scritto nella mia storia professionale il tornare all’Ospedale Maggiore, nel posto che è stato del mio maestro Giorgio Tassinari, e nella sede che ha rappresentato una tappa fondamentale della mia formazione", dichiarava raggiante Cappuccini quando fu reso noto il suo arrivo al Maggiore. A dispetto delle premesse, però, il rapporto con l’Ausl è stato subito piuttosto tormentato.

Cappuccini non ha firmato il suo contratto fino al gennaio 2011 per la presenza di una clausola, da lui ritenuta illegittima, che gli imponeva un monte orario per il lavoro in reparto. I difensori del primario, gli avvocati Mariano Rossetti di Bologna e Paolo Righi di Rimini, si dicono certi di una conclusione rapida dell’inchiesta in senso favorevole al medico.


"Il nostro assistito è stato recentemente sentito dai Nas in merito ad alcune imprecisioni rilevate in documentazione ricostruttiva a posteriori del suo orario di lavoro — dichiarano i legali —. Riteniamo di aver assolutamente chiarito l’assenza della benché minima ipotesi di frode o truffa nei confronti dell’azienda, ipotesi del resto mai formulate nei suoi confronti, e che apparirebbero assurde tenendo conto che le imprecisioni erano anche a sfavore del nostro assistito, che sempre ha lavorato con risultati universalmente riconosciuti come eccellenti. Pertanto confidiamo che l’indagine si concluderà presto e favorevolmente".

 

di Enrico Barbetti