Bologna, 5 marzo 2013 - Una piazza come questa, una città piena come questa, non s’è mai vista. L’unico ricordo simile va alla festa per i Mondiali di calcio dell’82, racconta chi in quella folla si annegò. Lucio ci riderà su: tra l’altro, l’ultima volta che Piazza Maggiore era così stipata è stato probabilmente nel 2006 per il concertone che portava proprio la sua firma, quello di Bologna città creativa della musica Unesco. Di concertone in concertone, con Dalla nel cuore.

E anche negli occhi di Bologna: perché quando Gianni Morandi e Renato Zero cantano «Ci sarà luce tutto l’anno» ne ‘L’anno che verrà’, pare che Lucio esca dalle immagini che fanno da cornice allo schermo. Con la sua luce e le sue ombre — c’erano anche quelle —, la sua ‘Vita’, quella che Morandi celebra nella prima canzone di una notte lunga come un sogno, profonda come il mare. Lucio c’era, c’è ancora e l’espediente narrativo di inserire il vero Lucio e le sue registrazioni tra una canzone e l’altra, il famoso documentario-canzone, è stata una scommessa vinta per superare il polveroso effetto nostalgia che a volte ammorba gli amarcord. Lucio era senza retorica, ci ha ammoniti ad aspettare «senza avere paura, domani».

Bologna deve solo imparare, da questo evento: Piazza Maggiore diventata per una notte Piazza Grande, in termini di eventi, protagonisti, cultura, promozione del territorio e vetrina tivù, deve rimanere tale. «Chissà chissà domani» se avremo imparato la lezione. Una tale deflagrazione d’amore mette paura, «è una notte di fuoco»: Bologna, «come sei bella». E come ci rendi orgogliosi.

di Valerio Baroncini