Bologna, 27 marzo 2013 - CHI ne sperimenta quotidianamente la sensibilità quasi medianica nel sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda del compagno di vita, non può che trovare naturale che una Regione traino come l’Emilia Romagna abbia per prima riconosciuto ai cani il diritto di far visita in ospedale ai padroni.

IL BENEFICIO è scientificamente riconosciuto (si chiama pet therapy la cura della psiche che un animale d’affezione regala al bipede in defaillance fisica o mentale) e coglie il cuore del rapporto che si può, ahimé per gli umani, instaurare solo con un ‘pelosetto’. Il cane non conosce egoismo, si dà senza pretendere, si spende con una generosità che non ha paragoni in nessun’altra relazione tra esseri senzienti, nemmeno tra genitori e figli.

E in questo donarsi senza risparmio, nella disarmante fedeltà che non giudica e non vacilla, riesce a risollevare anche gli animi più prostrati, disillusi, fiaccati. A rasserenare chi è alle prese con un guaio più o meno grave di salute. A fare in fondo più effetto anche di qualche farmaco. Perché la chimica ha poteri straordinari, la medicina sta varcando frontiere inimmaginabili, ma l’amore, a maggior ragione nella forma assoluta offerta dai cani, vale di più. Non è un segreto il ruolo che la nostra volontà, l’ottimismo, un atteggiamento positivo svolge nel coadiuvare l’efficacia delle cure. Ma chi ha un animale sa che basta anche solo osservarlo mentre dorme beato sul divano, o farsi travolgere dal suo desiderio di coccole per sentirsi appagato, interiormente pacificato e disposto naturalmente al sorriso. E’ un meccanismo automatico, involontario, spontaneo, insopprimibile. Un’iniezione di felicità senza controindicazioni. Che finalmente si può avere anche in corsia senza aghi né pic.
 

Lorella Bolelli