Bologna, 12 aprile 2013 - Quando le bombe cadevano sui cieli di Bologna, dove si riparavano i bolognesi? “Erano circa 700 i rifugi sotterranei, come risulta dalle mappe e i documenti consultati in questi anni”, spiega Massimo Brunelli, vicepresidente dell’Associazione amici delle vie d’acqua e dei sotterranei di Bologna, che dal 1998 studia il sottosuolo cittadino, aprendolo a turisti e cittadini attraverso visite guidate.
Di questi rifugi, però, sono pochissimi oggi quelli conosciuti e addirittura solo tre (nei pressi della Montagnola) quelli visitabili.

Un vero peccato a cui, prossimamente, si potrà ovviare con una semplice applicazione per cellulari. Grazie alla quale si potrà girare per il centro come novelli Indiana Jones, a studiare le indicazioni dei rifugi antiaerei ancora visibili sui muri della città e seguirne le tracce, alla ricerca dei luoghi fisici utilizzati dai bolognesi per resistere agli attacchi. Il merito è di un’app, ancora in progettazione, e di due studentesse dell’Università di Bologna, Chiara Costa e Chiara Costantino, che ne hanno fatto il progetto finale del loro Master in comunicazione storica.

“I rifugi antiaerei sono qualcosa di profondamente radicato nel territorio cittadino”, spiegano le ricercatrici. La loro idea è perciò quella di “rilanciare un patrimonio storico e culturale importante per i cittadini bolognesi e per quanti, in veste di turisti, si recano in visita nella nostra città”. Ma dove si è accesa la lampadina? Ovviamente sottoterra. “Abbiamo partecipato a una delle tante visite che l’associazione Bologna sotterranea organizza nei rifugi visitabili sotto la Montagnola - ricorda Chiara Costa – grazie al loro aiuto e alla conoscenza del sottosuolo cittadino che hanno maturato in questi anni è nata l’idea di valorizzare questo nostro patrimonio storico”. Nascosto, e soprattutto segreto: “Sono tanti i rifugi di cui abbiamo notizia documentale ma che non sono visitabili o di cui non si hanno notizie sullo stato di conservazione – avverte infatti Massimo Brunelli – poiché appartenenti a privati e quindi non visitabili”.

Al momento l’app in progettazione riguarderà i circa 25 rifugi censiti dall’Archivio storico del comune di Bologna, più altrettanti che le due studentesse hanno potuto verificare nel corso della loro ricerca”.
Cinquanta siti in tutto che gli utenti della app e i visitatori del sito internet che a essa sarà correlato potranno localizzare sulla mappa e di cui potranno conoscere storia e particolari. “Ben dieci si trovano lungo via Saragozza – racconta Chiara – concentrati lì per via della conformazione del sottosuolo. Molti, infatti, vennero costruiti sfruttando gallerie naturali”. Ragion per cui, propone, “all’inizio della via, con l’aiuto del Comune, si potrebbe piazzare un totem per condividere le informazioni anche con gli utenti privi di smartphone”.

Che “oltre ai bolognesi, potrebbero essere soprattutto i turisti” - considera Massimo Brunelli -. E’ molto alto, infatti, l’interesse che come associazione constatiamo anche da fuori regione per tutto ciò che riguarda la storia bellica di Bologna”. Da qui, l’appello: “Chiediamo che i proprietari di palazzi dove sono presenti rifugi aerei di contattarci e permetterci di visionarli”. L’obiettivo, infatti, “è avere in futuro una mappa interattiva sempre più ricca, che permetta di restituire alla città un pezzo di storia di così alto valore”.

Simone Arminio