Bologna, 5 maggio 2013 - I REFERENDUM, anche quelli consultivi, sono una bomba a orologeria destinata a scoppiare a distanza di tempo dal suo innesco. Nel frattempo, il contesto politico e sociale in cui la consultazione si svolge può essere profondamente mutato fino a produrre effetti imprevisti, che travalicano persino gli obiettivi posti a base dei quesiti.

 

IL 26 MAGGIO, a Bologna, avrà luogo il referendum sul finanziamento dell’amministrazione comunale alle scuole paritarie dell’infanzia. Per la piega che sta prendendo l’azione dei promotori (che sostengono il quesito A) è sempre più evidente che c’entra ben poco la destinazione di quel milione di euro all’anno, erogato alle scuole paritarie, che rappresenta, più o meno, lo 0,28% del bilancio comunale e lo 2,8% delle risorse per la scuola. Il referendum di Bologna si iscrive ormai nella lotta aperta, a sinistra, nei confronti del Pd; diventa un banco di prova della costruzione di un progetto nazionale comune di Sel e M5s, in opposizione al governo Letta, in quanto espressione dell’inciucio. Non è un caso che su questa vicenda ci abbiano messo la faccia tutti i ‘sepolcri imbiancati’ del radicalismo della sinistra politica e sindacale — da Stefano Rodotà a Maurizio Landini — rifiutandosi, in nome di un ideologismo malato, di valutare con serenità ed oggettività i termini dell’esperienza del sistema educativo integrato in corso da anni nella nostra città prima di essere assunta anche sul piano nazionale.
 

La loro è una battaglia che si fa scudo di questioni di principio truccate, ma che resta indifferente nei confronti delle esigenze dei bambini e delle famiglie: è la rottura l’obiettivo politico che essi perseguono. Il tema della scuola è stato, nella storia, uno dei punti più delicati del rapporto tra laici e cattolici, su cui si è raggiunto un equilibrio, per scardinare il quale nessuno è autorizzato ad interpretare arbitrariamente la Carta Costituzionale. Più volte interpellata, la Consulta, infatti, ha sempre riconosciuto la conformità del sistema pubblico integrato alle norme fondamentali della Repubblica. I bolognesi non devono cadere nella trappola tesa da coloro che sbandierano i concetti di libertà e di laicità soltanto per farli votare come vuole Beppe Grillo.

 

di Giuliano Cazzola