Bologna, 14 maggio 2013 - TOM Davis è un imprenditore che farebbe riconciliare con la parola industria il più irriducibile degli antagonisti. Trentotto anni, nato vicino a Londra, studi in ingegneria e casa a Torino, tre anni di lavoro a Hong Kong, nel 2011 ha deciso di aprire un’azienda a Zola Predosa, continuando a fare il pendolare tra Emilia e Piemonte. Uno si potrebbe chiedere se non faceva prima a sistemare l’azienda nella stessa città dove abitava. La risposta è no. Perché Davis è un appassionato del suo lavoro. Perciò ha aperto Solair «nel posto in cui le competenze che mi servivano sono molto forti. Bologna».
Cosa la rendeva interessante?

«L’università. Poi l’Emilia è una regione molto accogliente per le aziende innovative».
E’ il primo imprenditore che me lo dice.
«Abbiamo vinto un bando della Regione da un milione di euro. E vogliamo creare qui un centro di competenze per il settore informatico».
Cosa fa Solair?
«Aiutiamo le aziende a sviluppare la produttività dei processi e dei dipendenti».
Detto così, non è che provoca tumulti di gioia.
«Dovrebbe. Le aiutiamo a diventare più efficienti, spendendo meno in software e informatica».
Come?
«Un secolo fa ogni stabilimento industriale si costruiva il suo generatore di energia. Poi, col tempo, si è preferito creare una rete elettrica a cui tutti si collegavano senza accollarsi i costi del singolo generatore e della manutenzione».
Vuol fare lo stesso con l’informatica?
«Si fa già. Siamo proprio nel mezzo di una rivoluzione. Perché gestire in proprio server e software costosissimi in gestione e manutenzione?
Perché ogni impresa ha esigenze diverse.
«Giusto. Ma anche sistemi informatici pesanti e problematici. Se noi li spostiamo sul cloud...»
Cloud sta per?
«Nuvola. Diciamo dentro il web, e permettiamo a ogni azienda di gestirselo e di aprirne l’accesso ai dipendenti...»
Spariscono i centri elaborazione dati interni, i tecnici, la manutenzione, i server aziendali.
«Con grandi risparmi. Si può pagare solo il consumo del software che viene registrato sul cloud».
Resta il fatto che l’informatica per la contabilità non è uguale a quella per la gestione macchine.
«Abbiamo brevettato un prodotto che permette a chiunque di andare sul cloud e costruirsi facilmente il software che gli serve, senza digitare righe di istruzioni. Semplicemente cliccando su una figura, trascinandola in un’altra posizione e rilasciandola. Quello che si chiama drag and drop».
Una soluzione per ogni problema.
«Del resto lavoriamo in un mercato in espansione. Il cloud oggi vale 14 miliardi nel mondo. Nel 2015 ne varrà 21. Vogliamo diventare protagonisti europei di questo settore».
Appena nati, già proiettati nel mondo?
«Nel 2011 eravamo in sette. Adesso siamo 32, con uffici in Giappone e India. Entro il prossimo anno dovremmo diventare il doppio».
La testa resta a Zola Predosa?
«No, tra un po’ ci trasferiamo. A Casalecchio». 

Marco Girella