Bologna, 17 giugno 2013 - Curioso Paese, l'Italia. Stupefacenti i suoi intellettuali e giornalisti. Per anni si sono esercitati al tiro al bersaglio sui commercianti. Ora scoprono che i negozi chiudono e si dilungano in dibattiti e articolesse sul valore del commercio, sul presidio che i negozi costituiscono contro il degrado e via di questo passo. "Ladri, evasori, profittatori". Spesso era (ed è) vero.

E' un fatto però che è stata la categoria più maltrattata di fine Novecento. Il paradosso scattò quando Bruno Visentini nel 1985 introdusse l'obbligo dello scontrino fiscale. Il provvedimento segnò l'ingresso dei commercianti nella grande categoria dei contribuenti ma allo stesso tempo fu interpretato come la certificazione che evadevano.


Dopo fu a volta della 'rivoluzione commerciale' con la costruzione di migliaia di centri commerciali che hanno drenato clienti alle botteghe dei centri storici e costretto alla chisura migliaia di negozi. I commercianti hanno investito, si sono specializzati ed hanno tenuto botta.
 

Ora però è arrivata la Grande Crisi e nel frattempo (già da due-tre anni) gli ipermercati hanno fatto il loro tempo. E' vero, si risparmia. Ma la gente si è stufata di riempire il carrellone, di passare ore in questi non luoghi del consumo.

E quando anche Bersani (al'epoca ministro delle liberalizzazioni e che regalò tra l'altro le parafarmacie ai grandi mall) invece della parola 'compagni' cominciò ad usare quella di 'consumatori', si è capito che un mondo era finito. Le cooperative si stanno già riposizionando, s'infilano nei negozi di prossimità ma il momento è brutto anche per loro.
 

E allora? 'Aiuto, i negozi chiudono. 'Il commercio deve rilanciare e investire per sopravvivere'. Con quali soldi?
 

E se poi provi a insistere, i soliti benpensanti ti spiegano che i commercianti devono fare orari più lunghi e tenere aperto anche la domenica. Bene, bravi. Ma se ti azzardi a dire che c'è concorrenza sleale tra un commerciante che per tenere aperto la sera deve assumere una commessa alla quale paga tutti i contributi mentre invece un extracomunitario non gli paga neanche il panino per star lì fino a mezzanotte, subito scatta l'accusa: "Razzista".
 

Scusate, ho sbagliato Paese.

 

di Massimo Gagliardi