Bologna, 30 giugno 2013 - Era malato da tempo ma sino all’ultimo ha continuato a progettare nuove esposizioni e nuovi lavori da realizzare con i suoi amati studenti. Roberto Daolio è morto ieri a 65 anni. Era nato nel 1948 a Correggio ma aveva messo radici presto a Bologna e qui e insegnava antropologia culturale all’Accademia di Belle Arti. Appassionato critico d’arte, ha legato indissolubilmente il suo nome alla ricerca, alla passione per i giovani talenti, che ha sempre valorizzato, prima che venissero assorbiti dal sistema commerciale.

Al fianco di Francesca Alinovi infatti, ha sostenuto sin dalla sua apertura negli anni 80, il lavoro della Galleria Neon, diventata rapidamente il laboratorio dove cresceva, in libertà assoluta, quella creatività italiana che avrebbe poi conquistato il mercato mondiale. Da quella factory è uscito infatti l’allora sconosciuto Maurizio Cattelan, ancora lontano dalle celebrazioni internazionali e dalla incredibili quotazioni attuali. Ma, grazie a lui, hanno per la prima volta esposto le loro opere future personalità dell’arte contemporanea, come Eva Marisaldi e Alessandra Tesi.

L’amicizia e la stretta collaborazione con Francesca Alinovi si è concretizzata, prima della tragica fine della giovane docente del Dams, soprattutto nell’organizzazione, alla Galleria d’Arte Moderna, delle ‘scandalose’ settimane internazionali della performances, quando a Bologna arrivarono artisti da tutti i paesi, per portare sulla scena rappresentazioni secondo le quali era il loro corpo a diventare una opera d’arte, degna di essere ospitata e ammirata in un museo. Basti pensare a Marina Abramovic, nuda nel 1977 di fronte al suo compagno Ulay, a ostruire una porta della galleria, costringendo i visitatori imbarazzati a strofinarsi sui due performers per accedere nella sala. Renato Barilli è stato l’altro critico con il quale Daolio è entrato in sintonia collaborando all’esposizione riminese sugli anni 80, gli anni di Pier Vittorio Tondelli.

Pierfrancesco Pacoda