Bologna, 6 luglio 2013 - E’ IL CARDINALE Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli affari economici della santa Sede, ad avere fatto pressioni sulla curia bolognese per accettare un accordo che spegnesse le iniziative legali dei parenti di Michelangelo Manini. L’obiettivo di questi ultimi è di invalidare i tre testamenti olografi in cui l’azionista di maggioranza della Faac lasciava tutti i suoi averi all’Arcidiocesi di Bologna.
 

Il cardinale Versaldi è a capo della Corte dei conti vaticana ma le sue pressioni hanno ottenuto l’effetto contrario al punto che il cardinale Carlo Caffarra ha sempre più rafforzato la sua fermezza nel respingere ogni accordo con i parenti. Posizione peraltro pienamente condivisa da Papa Francesco, tanto è vero che il santo padre ha deciso di lasciare il porporato alla guida della diocesi bolognese per altri due anni.
 

 

MA QUELLI di monsignor Versaldi non sono stati gli unici tentativi. Nell’ultima assemblea della Cei che si è tenuta a Roma dal 20 al 24 maggio, il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’amministrazione della sede apostolica, ha consegnato a Caffarra una busta pur non conoscendone il contenuto. All’interno vi era un promemoria scritto e non firmato su carta intestata dello studio del commercialista romano Massimo Grisolia, in cui si delineavano i capisaldi di un nuovo accordo: dare ai parenti il 20 per cento di tutto il patrimonio (circa 300 milioni). Il 50 per cento di questa somma, 150 milioni, sarebbe stato devoluto dai parenti stessi ad una missione del patriarcato di Gerusalemme in Giordania. Interpellato, il patriarca ha comunicato di saperne nulla.
 

All’interno dell’inchiesta per falso sui tre testamenti, i pm Valter Giovannini, procuratore aggiunto, e Massimiliano Rossi, hanno disposto il sequestro di un corposo fascicolo riguardante la Faac e ritrovato negli uffici di Grisolia a Roma. Dell’esistenza di questo plico la procura di Bologna è venuta a conoscenza grazie agli atti di un’altra inchiesta portata avanti dalla procura di Perugia e che riguarda alcune presunte irregolarità nelle procedure fallimentari del giudice Chiara Schettini in servizio al tribunale dell’Aquila. Grisolia non è indagato dalla procura di Bologna, ma è considerato persona informata dei fatti.
 

 

«IL RISVOLTO giudiziario che sta acquisendo la vicenda, è l’ulteriore conferma che abbiamo fatto bene a non accettare accordi». Questa la posizione di via Altabella al termine della giornata di ieri, con la curia che ora attende di conoscere l’esito dell’incidente probatorio sui tre testamenti olografi per verificare la loro autenticità. L’esame inizierà il 2 agosto, con il consulente dei Ris di Parma, maresciallo Vito Matranga, che si è preso 60 giorni per depositare le sue conclusioni.

 

di Massimo Selleri